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Era il 29 settembre del 1981 e fuori dai cancelli dell’Arena di Frejus si aspettava (da ore) per entrare e vedere i Genesis. Si chiacchierava con altri ragazzi con le solite frasi: “Ma anche voi suonate?” Chiesi. “Certo, noi siamo Il Castello di Atlante”. Dopo oltre dieci anni vidi il loro primo disco e da allora seguii passo passo la loro carriera fino a questo “Concerto Acustico”, ripetendomi ogni volta quanto strani siano i casi della vita.
L’attività live di questa storica band è sempre stata piuttosto nutrita, ben più della proporzionalmente parca discografia e gli aficionados delle loro esibizioni, li hanno seguiti con la forza e la partecipazione di chi veramente ama i propri beniamini.
Per questo lavoro, registrato a Novara nella serata del 13 gennaio 2006, l’intento della band è stato di forte controtendenza, cosicché una proposta che è sempre stata di carattere preminentemente elettrica, diviene assolutamente acustica e consegna un lavoro che fa vivere l’atmosfera del concerto, con tutti i suoi “rumori” caratteristici, ma tutto vissuto ed espresso con un’aria di amichevole e tranquilla intimità. I brani, per chiari motivi di esecuzione, hanno subito un ri-arrangiamento dal quale, per la quasi totalità, escono tutti vincitori, sia per nuova ariosità generale, sia perché nessuno del gruppo è malato di protagonismo e gli equilibri si mantengono mirabilmente umani, ambiti dove anche il piccolo errore e la piccola imprecisione esecutiva, hanno il loro posto accanto ai migliori virtuosismi e ai migliori gesti musicali.
Grande prestazione di Massimo Di Lauro, instancabile violinista e segno particolare del gruppo, come anche il lavoro di Roberto Giordano al pianoforte, appesantito (di oneri e onori) forse più degli altri nel passaggio tra l’elettrico e l’acustico. La scaletta percorre un po’ tutti i passaggi fondamentali della discografia e, tra i titoli maggiormente menzionabili, selezionerei “Non Puoi Fingere”, “Questo Destino” e “Volta la Pagina” dove i già buoni passi delle versioni originali si amplificano e migliorano in questa nuova veste. Meno buona la riuscita de “Il Pozzo”, brano che mi ha sempre dato un po’ di fatica di ascolto e che non avverto qui migliorata. Il lavoro si chiude con il bel brano "Ilmarinen forgia il Sampo", composto per il progetto “Kalevala” promosso dai finlandesi della Colossus nel 2002; il brano è più breve dell’originale e, seppur in questa forma più concentrata e supporto per la presentazione del gruppo, mantiene la sua bella personalità.
Un bel disco che va segnalato anche per l’ottima qualità sonora e, in questo senso, preme sottolineare che i suoni si devono a Enrico Perrucci dei Calliope. Attendiamo il prossimo lavoro in studio e intanto godiamoci una bella performance di questa band (usando parole del CD) di “giovani esordienti”.
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