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Un tuffo nel passato… ma non troppo: questa la sintesi estrema di “Tra le antiche mura”, il nuovo album (il 7°, compresi il Live acustico e la raccolta delle prime registrazioni del gruppo) de “Il castello di Atlante”.
L’humus da cui nasce il nuovo lavoro (ma in fondo tutta la storia de “Il castello”) è indubbiamente anni ’70, dalle liriche all’approccio musicale. E’ doveroso, tuttavia, riconoscere la maturità di una band (dal suono ben definito) che nel corso degli anni ha saputo costantemente migliorare la propria proposta anche, ma non solo, grazie ad una qualità di produzione e registrazione nettamente superiori a quelle degli incerti esordi.
“Prefazione” ed “Epilogo” sono un sentito omaggio al “Da qui messere si domina la valle”, memorabile incipit del “Salvadanaio” del Banco, ma, senza dubbio, i due brani predominanti della raccolta sono le lunghe ”Tra le antiche mura” e “Malebolge”.
Tipicamente “marchiata” “Il Castello” la prima traccia, con radiosi fraseggi fra chitarra e tastiere ed il violino di Massimo Di Lauro ad impreziosire le trame del gruppo.
“Malebolge” (la cui versione abbreviata fa bella mostra di sé nell’ultimo progetto Colossus “Inferno”), che si avvale dei testi del Poeta, più fosca, ma pur sempre maestosa, con le sonorità di Roberto Giordano (tastiere) che spiccano fra i declamatori versi. Davvero ben fatta.
Qualche caduta di tono (soprattutto dal punto di vista delle liriche) invece per i brani seguenti che soffrono anche per la mancanza di un cantante di spiccata personalità che possa ben accompagnare una musica sempre di buona fattura.
Malgrado ciò abbiamo ascoltato l’album migliore del gruppo piemontese, nessuna incertezza al riguardo.
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