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Tra i pochi gruppi legittimati oggigiorno a farlo, il Castello di Atlante ci fornisce un album di puro (o quasi) Prog anni '70, per tutta l'atmosfera che si respira in queste 7 tracce. Da un disco di questo tipo ci si aspetta che non sia troppo pacchiano o troppo derivativo. La missione pare compiuta: se il lavoro precedente del Castello aveva un sapore un po' troppo dolciastro e pacchianotto appunto in certi suoi particolari, questo sembra quasi perfetto nei suoi equilibri. Le somiglianze con Orme e PFM sono evidenti e saltano all'orecchio, ma sono solo degli omaggi stilistici, degli accostamenti che sembrano proprio venir spontanei e non scadono mai nel plagio, mantenendosi sempre discretamente nell'ambito di un'ossequiosa affinità stilistica. Invero l'album è delizioso, senza forzature, bombardamenti straripanti di tastiere o imposizioni fuori luogo atte a dimostrare come sia anni '70 questo gruppo, duro e puro del Prog. Al contrario, tutto pare venire naturale, scorrendo via leggero, lieve e genuino; la musica e le atmosfere sono anni '70, ma in modo sincero. "Ad un amico" è un delizioso poemetto elegiaco che prende al cuore l'ascoltatore, sicuramente il mio preferito dell'album, ma il resto delle composizioni ci accompagnano in questo cammino che non ci stanca mai, e il violino che il Castello usa come uno strumento vero, non relegandolo al semplice ruolo di ospite, ci seduce sempre di più ad ogni ascolto.
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