|
THE WATCH |
Primitive |
Lizard |
2007 |
ITA |
|
Rimane difficile apprestarsi a parlare di un album dei Watch senza menzionare i Genesis… impossibile direi. Se con "Vacuum" Simone Rossetti e compagnia si erano minimamente scostati dalla mera riproposizione di un sound e di stilemi cari, con "Primitive" si ritorna decisamente alle origini. Non è per niente un caso se i nostri hanno aperto le date italiane dei Musical Box (due cover bands al prezzo -elevato- di una, ha commentato qualcuno)! Se tuttavia "Ghost" si rivelava brillante, ricco di spunti, certamente mutuati da un'origine ben definita, e variato, questo nuovo album si presenta più omogeneo, meno eclettico e brillante, quasi più intimistico direi. Per rimanere nell'ambito scelto dal gruppo, prendiamo ad esempio un brano dei Genesis: "Silent sorrow in empty boats". Si tratta di una canzone bellissima, ovviamente, ma è ancor più bella perché collocata in un preciso momento di un album come "The lamb", come a spezzare (o placare) una tensione fattasi quasi eccessiva; un intero album composto da canzoni di questo genere risulterebbe invece limitante e un po' piatto. Ecco… fate conto che "Primitive" grosso modo si presenti in tal forma, con sette canzoni abbastanza omogenee ma con pochi guizzi, armonie continuamente ammiccanti ma senza lo spunto che possa rimanere in mente o che catturi l'attenzione, fatta forse eccezione per il brano un po' più movimentato del lotto, ovvero "Berlin, 1936", in cui la chitarra si fa più aggressiva e le tastiere (sempre con grande rappresentanza analogica al loro interno) si mettono ad urlare. In tutto ciò il gruppo gioca ancora, e forse di più, a rincorrere i propri beniamini e a presentare situazioni ed armonie che possano far sobbalzare l'ignaro ascoltatore e lo convincano di star ascoltando qualche registrazione dei Genesis d'inizio anni '70; impressionante ad esempio il secondo brano ("The border"), in cui la voce di Rossetti si sovrappone nelle impressioni auditive pressoché in modo esatto a quella di Gabriel... e non certo solamente per il suo timbro! Bisogna altresì appuntare che l'ultimo brano ("Soaring on"), che in effetti si distacca leggermente dalle sonorità del resto dell'album, vede la firma di Cristiano Roversi.
Ad ogni modo il CD si presenta comunque gradevole e ascoltabilissimo; gli ammiccamenti e i richiami ai Genesis possono senz'altro invogliare all'acquisto nostalgici ed ascoltatori con poca fantasia, ma bisogna comunque ammettere che i Watch sanno il fatto loro, producono album fatti decisamente bene e sono forse il gruppo Prog italiano più noto all'estero. Se quest'ultima forse non è una bella nota di merito per i nostri gruppi Prog (e neanche per gli ascoltatori esteri), si tratta comunque di un fattore di vanto per loro che premia un gruppo che ha fatto proprio un genere ancora amatissimo e che ha saputo conquistarsi un suo angolino di riguardo. Se molti hanno provato, e provano tuttora, a fare copia/incolla musicali, bisogna dire che The Watch lo fa meglio di tutti ed è comunque difficile non cadere preda di questo loro nuovo album, così come dei precedenti, bisogna ammetterlo. L'importante sarebbe, come mi trovo a ripetere spesso, che uno sappia cosa sta ascoltando e che non pensi che il Prog sia solo questo.
|
Alberto Nucci
Collegamenti
ad altre recensioni |
|