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OBLIVION SUN |
Oblivion sun |
Prophase Music |
2007 |
USA |
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Dai due dei membri fondatori degli Happy the Man, Frank Wyatt (sax e tastiera) e Stan Whitaker (chitarra e voce), viene fuori questo progetto veramente carino.
Facciamo un po’ di storia delle ultime vicissitudini dei due musicisti: Frank e Stan, dopo il bellissimo “The muse awaken” del 2004, uscito per Inside Out a nome Happy the Man, avendo avuto problemi con gli altri elementi del gruppo decidono di continuare da soli. All’inizio del 2007 fanno uscire a loro nome un album (Pedal Giants Animals); il passo successivo è la formazione di questi Oblivion Sun, con il quale continuano a scrivere materiale e cominciano ad esibirsi dal vivo.
I due, coadiuvati da Bill Prummer (tastiera), Chris Mack (batteria, già membro degli Iluvatar) e Dave DeMarco (basso), ci propongono nove brani veramente belli e divertenti.
L’influenza degli Happy the Man esce fuori alla grande, anche se non è la sola. A brani che sembrano usciti da una session durante le registrazioni di "Crafty Hands" se ne aggiungono altri che spaziano da sonorità alla Toto ad altre più orientate verso la chitarra (e Stan Whitaker è veramente un gran chitarrista che possiamo senza problemi paragonare a Steve Lukather), in un brano come “RE:BOOTSY” troviamo anche spazio per momenti jazz funk. Personalmente ci sento anche molto dei primi Shadowfax (non quelli più new age).
Il disco, nonostante le varie influenze, non è per niente disomogeneo, anzi le differenze di sonorità fanno risultare tutto il lavoro più leggero, godibile e di facile ascolto, permettendo di apprezzare anche le composizioni più progressive anche a chi non è abituato a questo tipo di ambientazioni musicali.
Difficile resistere anche per chi non ama il progressive alla chitarra e al sax di “Catwalk”. Difficile non tornare indietro con la memoria ai primi due lavori degli Happy The Man con un brano “Noodlepoint” per chi, come me, ama tantissimo questo gruppo.
Gli ultimi due brani di questo lavoro (“Tales of young whales” e “Golden Feas”) sono in ogni modo di un altro livello qualitativo nei quali si capisce benissimo che gli Oblivion Sun non faranno rimpiangere il gruppo dal quale sono nati. Difficile non esaltarsi al crescendo dell’ultimo brano dove un mega assolo di chitarra apre la strada al resto del gruppo.
Disco consigliato a tutti perché sembra fatto apposta per piacere a tutti. Sonorità che pescano a piene mani del passato, rielaborate in chiave moderna senza per forza plagiare.
Altra cosa su cui porre l’accento è la coesione degli elementi. I cinque musicisti sembrano che suonino insieme da una vita, quando invece non è così, e la cosa non è per niente scontata anche quando parliamo di professionisti.
La bella e pulita registrazione è la ciliegina sulla torta di un lavoro superiore alla media.
Disco dedicato a tutti quelli che pensano che il progressive sia morto nel 77.
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Antonio Piacentini
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