A grande sorpresa rinascono dalle loro ceneri i Solaris, gruppo chiave del panorama prog moderno ungherese, il cui concerto di come back del 2006 a Budapest, nonostante la calorosa risposta del pubblico, non portò a nulla. Ecco quindi a sorpresa questa nuova incarnazione, nata nel Maggio del 2007 grazie a László Gömör e Tamás Pócs, batterista e bassista della formazione storica, assieme ad una serie di rimpiazzi che comprendono Valéria Barcsik, compositrice e tastierista che aveva già collaborato assieme ad alcuni membri dei Solaris nei Napoleon Boulevard, György Bartha al flauto e András Káptaplan alla chitarra. L'obiettivo primario della band è quella di suonare dal vivo, allo scopo di far conoscere e diffondere il Progressive Rock, ed il loro repertorio comprende sia pezzi dei vecchi Solaris che nuove composizioni. Per il momento questo è il primo approccio in studio che ci offre soltanto un piccolo assaggio di appena due canzoni, tanto basta ad accendere la nostra curiosità su questo progetto. Nonostante il vistoso rimaneggiamento infatti, lo stile del gruppo si pone in diretta continuità col vecchio repertorio, non si tratta quindi di riadattamenti fusion delle canzoni dei Solaris, ma di brani nuovi che però sembrano dei pezzi di scarto di "1990", il bellissimo secondo album del gruppo. Nove minuti totali di musica, suddivise in due tracce, sono un po' poco per poter giudicare, ma ci troviamo di fronte a musica di alta qualità alla quale è stato impresso quello stile inconfondibile del gruppo madre. Atmosfere epiche e scenari spaziali sono gli elementi chiave di questa musica, ai quali si intreccia un potente spirito sinfonico. La prima traccia, "Mystica", è quella più semplice, si basa su tastiere cupe sullo sfondo e riff scanditi di chitarra, ai quali si intreccia presto il flauto, proprio come accadeva nei Solaris, e le atmosfere sono a metà fra lo spaziale ed il mediorientale. "Secret of Mahagma" ha un songwriting più disteso con imponenti basi di tastiere e le linee melodiche disegnate dal flauto. Ci troviamo a tutti gli effetti di fronte ad una specie di clonazione, ad un tentativo di mantenere in vita artificialmente un grande gruppo del passato e nonostante che le tracce siano state scritte entrambe da Valeria, la somiglianza con il repertorio passato è impressionante. L'impatto tastieristico potrebbe venire potenziato, dal momento che mancano tutte quelle imponenti evoluzioni che avevano fatto la bellezza di "Marsbéli Krónikák", ma queste sono solo due tracce e visti i risultati aspettiamo con curiosità ed impazienza un vero e proprio album, se mai ci sarà.