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DISTRICT 97 |
Hybrid child |
The Laser’s Edge |
2010 |
USA |
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Cosa può nascere dal connubio tra una giovane promettente band Prog-metal e una cantante che è stata finalista all’edizione 2007 di American Idol? I prodromi non sembrerebbero dei più positivi… invece il risultato è più che interessante, devo ammetterlo! Innanzi tutto c’è da notare l’inusuale e decisamente intrigante presenza nel gruppo di una violoncellista di ruolo, tale Katinka Kleijn, facente parte addirittura dell’Orchestra Sinfonica di Chicago, cosa che può far ben presupporre che la musica che andremo ad ascoltare potrebbe avere spunti interessanti. La qual musica, da parte sua, si estrinseca in 14 tracce, 10 delle quali però sono altrettanti movimenti di una suite intitolata “Mindscan”. Partita la musica notiamo senz’altro che, se di Prog-metal si tratta, non siamo di certo di fronte all’ennesimo clone dei Dream Theater o degli ultimi Porcupine Tree. Detto del violoncello, c’è anche da notare come gli altri strumenti, chitarra e tastiere per primi, non si esimono dal realizzare articolati intrecci con dovizia di incursioni classicheggianti, momenti più complessi ed aperture decisamente orientate sul Prog sinfonico. La voce di Leslie Hunt si adatta magnificamente a quanto propostoci dal gruppo, donando un vago sentore di Yes e facendo quasi del tutto dimenticare che si tratta di una voce proveniente dal pop più bieco che si possa immaginare. Certo… spesso i riff pesanti della chitarra, le svisate tastieristiche e le parti con la doppia cassa ci ricordano che i District 97 sono fondamentalmente un gruppo Prog-metal che non ha certo rinnegato il proprio passato. La rielaborazione di detto passato però ha saputo donar vita a un album e a una proposta musicale certamente interessante, di quello che si potrebbe definire Prog moderno. Una volta completate le prime 4 tracce dell’album, tra le quali sicuramente le prime 3 sono le più degne di nota, parte la già menzionata suite che si dipana lungo l’arco di 27 minuti, alternando momenti più concitati, iniziando le sue danze con tematiche più prettamente metalliche, per poi concedersi ampi momenti di pausa, sia con un breve break dal sapore quasi avanguardistico sia con un’ampia sezione dalle tonalità dolcissime. Il cantato di Leslie raggiunge qui livelli espressivi davvero degni di nota ed anche il risveglio che il gruppo ci impone subito dopo a suon di chitarre non è poi così brusco, tutto sommato, anche se ci dà l’impressione di rimanere con un pugno di mosche in mano. Le ultime note della suite ci accompagnano verso la fine di quest’album che forse sarebbe troppo definire coraggioso, ma che senza dubbio è in grado di attirare anche chi non fa del Prog-metal il suo versante preferito. Il gruppo ha molte frecce al proprio arco, come abbiamo avuto modo di dire, e l’album è certamente ben realizzato e ben prodotto; resta tuttavia l’impressione che spesso i musicisti si stiano suonando addosso, senza un vero e proprio filo logico, con intrecci che talvolta paiono fini a se stessi. Tuttavia questi District 97 sembrano davvero promettenti e, pur avendo ampi margini di miglioramento, sono già da ora una realtà da seguire.
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Alberto Nucci
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