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DISTRICT 97 Screens Mind Scan Records 2019 USA

Potenza, tecnica e feeling. Quanto è difficile abbinare queste qualità in un disco, soprattutto al giorno d’oggi? Gli statunitensi District 97 provano a seguire un percorso attraverso il quale giungere ad un buon equilibrio con queste caratteristiche. Con una base ritmica solidissima e vigorosa, formata dal batterista Jonathan Schang e dal bassista Tim Seisser, il tastierista Andrew Lawrence e il chitarrista Jim Tashjian possono sbizzarrirsi in combinazioni ardite, mentre la cantante Leslie Hunt, che è stata finalista di American Idol e che è dotata di grande talento, ingentilisce un po’ la proposta senza far perdere minimamente energia. L’incipit “Forest fire” è già lì a far vedere di cosa è capace questo quintetto: muscoli, sudore, fantasia. Le combinazioni strumentali sembrano spingere sul versante della fusion e possono essere considerate subito l’attrattiva principale. E se “Sheep” mostra una foga metal alle fondamenta, che sarà ripresa più volte, c’è da dire che siamo lontani dalle acrobazie codificate dai Dream Theater e viene mostrato uno spirito di ricerca verso soluzioni non banali. I tre minuti di “Sea I provide” sono più immediati e guidati dall’ugola della Hunt, ma alla fine sono “Bread & yarn” e la conclusiva “Ghost girl”, le tracce di più ampia durata e più articolate, quelle che mostrano al meglio di cosa sono capaci i District 97. Queste composizioni, mostrando l’alternanza tra parti melodiche, momenti robusti, slanci e intrecci strumentali che denotano ottime intuizioni e virtuosismi mai fini a sé stessi, lasciano impressioni molto favorevoli. Negli altri brani si avverte qualche buona intuizione (la curiosa “After orbit mission”, brano straniante d’atmosfera; “Shapeshifter”, dal groove particolarissimo e con innesti jazz-rock), ma anche qualcosa di meno interessante (“Trigger”). Discorso un po’ a parte per “Blueprint”, più diretta, ma che non perde il trattamento stravagante dei musicisti; provate a immaginare una Sade che si avvicina al metal… Buon disco per un gruppo molto preparato, supportato anche da nomi “pesanti” quali Bill Bruford, Mike Portnoy e John Wetton, che dimostra come nel versante heavy del prog possa dire la sua. Gli estimatori di Liquid Tension Experiment, Cynic, Tool, ma anche dei King Crismson di “The construkction of light” sono avvisati.



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Peppe Di Spirito

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