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KEITH EMERSON BAND (featuring Marc Bonilla) Moscow Edel 2011 UK

Sembrava pronto ad un netto rilancio il buon vecchio Keith, che aveva formato una propria nuova band, avvalendosi anche del talento chitarristico di Marc Bonilla e realizzando un interessante album in cui la sua maestria sinfonica si sposava alla perfezione con un rock moderno e sufficientemente vigoroso. Dopo un breve tour, ci sono stati la reunion per un concerto della celebre sigla ELP e l’organizzazione di una serie di spettacoli con Greg Lake, ma nuovi problemi di salute hanno frenato nuovamente la carriera del grande tastierista. A farci riassaporare la sua abilità e le sue opere arriva questo disco dal vivo registrato a Mosca nell’agosto del 2008. Coadiuvato da Bonilla (impegnato anche al canto), da Travis Davis al basso e da Tony Pia alla batteria, Emerson si esibisce in un repertorio basato principalmente su composizioni degli anni ’70. Gli arrangiamenti presentati offrono un indurimento del sound, con ritmi serrati e la chitarra elettrica ben in evidenza che ruggisce forte. “Karn evil 9 (1st impression pt. 2)”, “Bitches Crystal”, “Touch and go”, “The barbarian”, “Nutrocker”, “Tarkus” (quest’ultima in una chilometrica versione di quasi trentasei minuti, con qualche passaggio leggermente semplificato, un inedito intermezzo centrale di duelli tra tastiere e chitarra e un assolo di batteria, ma dal fascino immutato) sono pezzi epocali e collaudati che ben si sono prestati a questa rilettura più energica. Persino nel terzo movimento dello spettacolare “Piano concerto” risalente al primo volume di “Works” si sente bene il guitar-playing aggressivo e virtuoso di Bonilla. “Lucky man” ha la grazia di sempre, mentre dall’album in studio della Keith Emerson Band sono invece pescati “Malambo” di Ginastera, con Emerson che fa faville al piano e alle tastiere (e con Bonilla sempre pronto ad inseguirlo), ed una serie di tracce della suite “The house of ocean born Mary”, che risultano pienamente convincenti. Forse si poteva lavorare meglio in fase di registrazione e nelle scelte timbriche, visto che i suoni sembrano un po’ freddi, il che, se anche fa sembrare molto moderna la proposta, fa parzialmente perdere lo spirito originario delle composizioni. Gli amanti della musica di Emerson, però, apprezzeranno sicuramente questo doppio cd, che mostra un musicista che stava riacquistando una bella forma e capace quanto meno di aggirare i problemi alla mano, a causa dei quali i più pessimisti erano stati pronti a suggerire un prepensionamento. Per ora ci godiamo la musica presente in “Moscow”, accompagnandola ad un grosso in bocca al lupo a Keith e ad un augurio di pronta guarigione, sperando di rivederlo presto sulle scene.


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Peppe Di Spirito

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