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KEITH EMERSON AND GREG LAKE Live from Manticore Hall Manticore Records / Gonzo Multimedia 2014 USA

«Non può essere, ancora! Ma non ci bastavano tutti i cofanetti quintupli e multipli con cui ci hanno ingozzati a forza, con scadenza regolare ed implacabile come le tasse?!». Sarà stato più o meno questo il pensiero dell’ascoltatore prog di medio/alta cultura settoriale, una volta messo a conoscenza dell’ennesima uscita live di Keith Emerson & company. Solo che questa pubblicazione, testimonianza del tour intrapreso dal duo nel 2010, per forza di cose si discosta (in parte) dalla pletora di precedenti uscite.
Diciamolo chiaramente: gli Emerson, Lake & Palmer – nel bene e nel male, a secondo dei punti di vista – si sono caratterizzati per il loro grande virtuosismo (soprattutto di Emerson); composizioni tanto complesse, quindi, non potevano poi discostarsi più di tanto dall’originale nelle varie riproposizioni live. Esecuzioni impeccabili, ma l’acquisto dell’interminabile serie di cofanetti sfornati dall’etichetta Manticore (di loro proprietà…) pareva essere proprio un’operazione per die hard fans fino al midollo. Stavolta, come è facile evincere, manca all’appello il batterista Carl Palmer e allora per la riproposizione dal vivo di alcuni celeberrimi cavalli di battaglia bisognava rimescolare le carte, cercando di proporre degli arrangiamenti consoni all’esigenza. Nessun problema con pezzi come “From The Beginning” (tra le migliori cose del lotto), “I Talk To The Wind” dei King Crimson (all’epoca cantata proprio da Greg Lake, che non la reinterpretava da quel lontano 1969), “Take A Pebble” e “C’est Le Vie” (ecco da dove vengono fuori i Royal Hunt!), in cui il pianoforte di Emerson ha modo di dare colore dall’alto dell’eccezionale bravura del suo interprete (che i detrattori ad oltranza abbiano l’onestà intellettuale di riconoscerglielo) e dove la voce di Lake è più profonda che mai. C’è poi la chitarra acustica messa molto in risalto, anch’essa elemento essenziale per la connotazione dei brani.
I problemi da affrontare, per il duo, arrivano con le composizioni più strutturate e “ampollose”. Ed infatti viene spesso in aiuto un’apposita batteria programmata, che per fortuna è dotata di un suono verosimile. Quindi i due, su tale base, possono esprimere la propria dinamicità in pezzi come ”The Barbarian”, “Pirates” e la conclusiva “Lucky Man” (qualche perplessità sull’attacco del ritornello, stavolta), anticipata da un assolo di moog. Le soluzioni tirate fuori dal pianoforte, come accennato in precedenza, sono comunque tra gli elementi più interessanti del live; se ne ha testimonianza su “Bitches Crystal”, anticipata da qualche aneddoto sulla nascita degli E.L.&P., e soprattutto sulla suite di “Tarkus”, dove un grande Emerson dà tutto se stesso. Una specie di ritorno all’essenza del brano, sfruttando al massimo partiture che vanno dal jazz alla musica classica. Tutti elementi che erano chiaramente presenti nel pezzo originale, ma che in questa versione possono essere meglio analizzati fino alla radice. Ancora una volta bella e decisa anche l’interpretazione vocale di Lake, facendo però riflettere sul fatto che i suoni sembrano fin troppo perfetti. Un “restauro” in studio dei pezzi non appare certo come un’eventualità poi così remota…
Tornando a “Tarkus”, nella parte finale torna nuovamente la batteria. Non è casuale, visto che fanno il loro ingresso prepotente anche i sintetizzatori. Pare infatti che le due cose vadano di pari passo, mentre il pianoforte e la chitarra acustica mostrano la capacità di bastare a loro stessi in maniera assolutamente brillante.
Il tour del 2010 era il preludio della reunion del famoso trio, avvenuta lo stesso anno durante l’High Voltage Festival e che da Carl Plamer – grande assente di questo live – fu ritenuta al di sotto dei loro standard. Tant’è vero che da allora i tre non si sono più riuniti. Di certo, se avete buona parte delle loro innumerevoli pubblicazioni live, questo sarebbe l’ennesimo pezzo che nulla toglie e nulla mette, rimanendo magari in uno scaffale, inascoltato. Se invece non si ha nulla dal vivo o magari solo lo storico “Welcome back to my friends” (che comunque basterebbe) e si desiderasse anche altro… beh… questa uscita del duo Emerson-Lake non è affatto male, soprattutto per alcune variazioni sui temi originali.


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Michele Merenda

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