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"Questo è stato il disco più difficile che abbia mai provato a fare. Le sfide fornitemi da questo processo compositivo, provano il vecchio adagio che con le grandi restrizioni arrivano i maggiori picchi creativi.” Con queste parole Trey Gunn ci presenta la sua ultima fatica: “Modulator”. E in effetti il processo a cui si riferisce è indubbiamente bizzarro. Nel 2007, il geniale batterista teutonico Marco Minneman registra un assolo continuativo di 51 minuti e il buon Trey ha avuto la folle idea di prendere questo assolo e di costruirci sopra il suo disco, suonando con tutto il suo armamentario di chitarre "strane" (Stick, War Guitar...). Ha addirittura suddiviso tutto l'album in tante tracce che, seppur legate dal flusso continuativo della batteria di Minneman, vivono di vita propria. L'approccio sopra descritto, palesemente innaturale, poteva rivelarsi una trappola e il rischio di rendere il disco un mero esercizio di stile era dietro l'angolo. Ma Gunn, musicista d'indubbio talento, a differenza di molti altri virtuosi, è anche un signor compositore e ha privilegiato in tutto l'album il groove all'esibizionismo tecnico. Con classe e mestiere riesce a venire a capo di una sfida indubbiamente complicata. Trey ha letteralmente ricamato la propria musica sull'evoluzioni ritmiche disegnate dall'inconsapevole Minneman, riuscendone a domare il drumming aritmico e nevrotico. Ha concentrato ogni sforzo nel tentativo di dare una struttura all'improvvisazione con un lavoro di estrema disciplina ed è proprio in questa duplice anima di improvvisazione e razionalità che risiede la vera forza dell’album. Non a caso la capacità di controllare il caos con rigore è da sempre una prerogativa di Fripp e compagni. Trey Gunn, discepolo prediletto del grande chitarrista, dimostra di aver appreso bene la lezione e “Modulator” può ricordare i projeckt Crimsoniani più riusciti. Per dare maggior colore e arricchire gli arrangiamenti si fa ampio utilizzo dei synth. Nella tredicesima traccia (“Spectra”) compaiono addirittura delle cornamuse, espediente riuscito che spezza una certa monotonia del disco e che fa di questo pezzo il vertice assoluto dell’album. Tra riff e dissonanze non mancano i momenti più lirici come la stupenda “Hymn”, con una linea melodica stranamente di facile fruizione. A noi ascoltatori la genesi dell'album deve interessare il giusto a fini del suo giudizio. Quello che deve interessarci veramente è il prodotto finale, ovvero la musica che fluirà dal nostro lettore: “Modulator” non finirà spesso nel nostro lettore per via di una fisiologica pesantezza compositiva, ma al tempo stesso è un disco di estremo fascino e sostanza, ennesima testimonianza di un musicista completo che non ha mai paura di osare e guardare avanti.
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