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EDMONDO ROMANO Sonno eliso I dischi dell’Espleta/Felmay 2012 ITA

Gli strumenti a fiato, insieme a quelli a percussione, sono tra i più antichi ideati dall’uomo. Mi chiedo cosa sia passato per la testa dell’uomo primitivo che soffiando per primo dentro un ramo cavo sentì sprigionarsi nell’aria la prima espressione rudimentale della musica. Mi chiedo cosa abbia pensato quando capì che poteva forare il ramo e usare le dita per modulare il suono, o quando scoprì che poteva ottenere timbri diversi utilizzando rami tagliati in un certo modo. La musica era probabilmente all’inizio una manifestazione mistica, un modo per fuggire alla realtà rifugiandosi nell’ossessione del ritmo e dei suoni che tentavano di riprodurre il rumore dei fenomeni naturali, qualcosa di istintivo che stimolava le parti della mente umana nelle quali il senso artistico era ancora un potenziale da scoprire e sviluppare. Possiamo solamente immaginare come dovevano essere quei suoni di tamburo o di flauto, ma possiamo seguire l’evoluzione degli strumenti, possiamo ricostruire le composizioni più antiche dalle prime forme di notazione musicale, possiamo studiare i resti degli antichi strumenti e cercare di replicarne il suono e possiamo analizzare lo sviluppo tecnologico che ha portato a definire le caratteristiche degli strumenti musicali moderni. Una cosa è certa, per quanto gli strumenti a fiato si siano evoluti nel corso dei secoli, passando dal legno al freddo metallo, sostituendo i grezzi fori con le chiavi a molla, cedendo la produzione artigianale a quella industriale, la magia che si ottiene soffiando nelle versioni più tecnologiche di essi non è cambiata affatto.
La magia va creata, ovviamente, e non tutti sanno farlo. Edmondo Romano è uno di quegli alchimisti capaci di tirare fuori dai suoi strumenti suoni da moderno uomo preistorico, e di ricreare il senso mistico di abbandono e di fuga dalla realtà che la musica può donare a chi è particolarmente ricettivo.
Dopo aver fatto parte di varie formazioni, collaborato con vari artisti, inciso dischi e realizzato progetti teatrali, attraversando e unendo generi come progressive, jazz, world music, musica contemporanea e classica, il musicista genovese è arrivato alla prima prova solista da compositore con un album dagli intenti impegnativi, il cui scopo è rappresentare in musica la dualità maschile-femminile. Prima parte di una trilogia dedicata alla comunicazione, “Sonno eliso” realizza il suo scopo in due parti simmetriche basate su un intreccio apparentemente complesso, capace però di sintetizzare una forma musicale la cui semplicità (sempre apparente) del risultato finale suscita emozioni intense. Jazz, musica etnica e contemporanea sono il motore espressivo messo in piedi da Edmondo Romano, il quale propone una manciata di composizioni dall’andamento rilassato, con i fiati a guidare un discorso che raramente si trasforma in monologo grazie alla schiera di musicisti presenti, i quali si cimentano tutti con strumenti acustici della tradizione popolare di vari paesi, siano essi europei, arabi o latini. Certe composizioni hanno un sapore orientaleggiante, altre sono semplici e crudi soffi dentro le ance, altre cercano la melodia genuina ma più spesso la piegano in forma inconsueta e imprevedibile, spesso un incedere minimale e ossessivo si fa strada tra archi e percussioni; il tutto con un’omogeneità invidiabile ed uno stile personale e originale la cui capacità descrittiva raggiunge livelli di perizia notevoli.
Mi chiedo, alla fine dell’ascolto, cosa penserebbe un ipotetico musicista primitivo se avesse la possibilità di ascoltare “Sonno eliso”, se proverebbe le stesse sensazioni che ha provato suonando millenni fa le sue rudimentali melodie. In fondo, penso sia bello credere che l’effetto provocato della musica sarebbe lo stesso nonostante la distanza culturale e mentale, nonostante la musica non sia più prodotta la notte intorno ad un fuoco acceso per tenere lontani gli animali ma registrata su un dischetto ottico con mezzi la cui tecnologia sino a poco tempo fa sarebbe stata inimmaginabile. “Sonno eliso” è un disco fuori dal tempo, egualmente primitivo e moderno, rappresentante quindi una dualità che va oltre quella proposta dal concept. Il suo ascolto è un viaggio attraverso la musica e la cultura popolare, senza concessioni alla facile presa sul pubblico e bello in maniera cruda e naturale.
Consigliato a chiunque abbia voglia di aprire la mente senza imporsi limiti.



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Nicola Sulas

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