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Nuovi gruppi come funghi... anche in Canada... e ancora nel Québec! Questi Mystery non si fanno troppo influenzare dalle loro radici francofone e offrono un apprezzabile album di rock melodico con venature Prog sinfoniche, abbastanza nettamente diviso in due parti, come ci espone il booklet: "The reality" e "The dream". Non si tratta di due mega-suite, ma della realtà in cui idealmente vivono le composizioni ivi rispettivamente racchiuse. La prima parte è composta di tre canzoni up-tempo, abbastanza commerciali (la realtà...) e carine, se le si prende così come appunto sono. Buono l'impatto sonoro del gruppo: buone armonie chitarre/tastiere, buona voce... insomma, gradevole. Con il breve strumentale "Virtual mentality" inizia però la seconda parte, ben più interessante alle nostre orecchie, anche se, va detto, non vengono mai raggiunte cime eccelse, mantenendosi la musica sui crismi dei brani d'inizio, anche se vengono qui proposte atmosfere un po' più ad ampio respiro e dal gusto un attimo più ricercato. Le ritmiche si fanno anche più rarefatte e delicate, fanno addirittura qua e là la loro comparsa un flauto e un violino, la chitarra non si rende protagonista solo di riff e assoli, ma anche di arpeggi melodici, il cantato si abbassa anche al livello del sussurro. Belli i due episodi di "The inner journey", molto bella "Black roses", dalla doppia anima: flautata e grintosa. Un buon album, in definitiva. Non resterà nella storia, ma di certo è capace di offrire emozioni, e non è cosa frequente...
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