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PABLO ''EL ENTERRADOR'' Threephonic Viajero Inmovil 2016 ARG

E’ strano che il terzo album di questa storica band argentina, conosciuta e apprezzata da moltissimi appassionati, esca solo adesso, essendo stata registrata addirittura nel 2004. Probabilmente il motivo di questo ritardo sta nel fatto che si tratti di registrazioni poco più che casalinghe effettuate poco prima della morte di Jorge “El Turco” Antún, tastierista e fondatore della band. A parte Antún (tastiere e voce), altri due fondatori del gruppo sono ancora presenti in line-up ovvero José María Blanc (chitarre e voce) e Marcelo Salí (batteria), affiancati stavolta da Nahuel Antuña (basso) e Pablo López (chitarra).
Dopo lo splendido album omonimo del 1983, la band di Rosario era tornata a farsi sentire nel 1998 con un album certamente dignitoso ma piuttosto lontano dai livelli qualitativi dell’esordio; da questo “Threephonic” forse non era lecito aspettarsi più di tanto e bisogna dire che l’attesa è stata in effetti ripagata solo parzialmente. La prima parte dell’album ci affascina e ci riporta indietro negli anni; “La marcha del regreso”, “Pasión” e “Caida libre” sono brani che ci investono con le loro linee sinfoniche magniloquenti, splendide e grondanti di melodia. La tensione emotiva che riescono ad instillarci ci riportano alla magia del primo album o ai Genesis e Yes di fine anni ’70 o anche al Banco dei tempi migliori. La voce quasi angelica di Salí, presente solo su uno dei tre brani, si va ad integrare meravigliosamente in questa mistura, donando melodia e contribuendo a creare atmosfere sontuose, con una chitarra a tratti morbida o delicatamente graffiante che si staglia su un tappeto di synth e Hammond. Sono meno di 20 minuti di musica, ma da sole valgono quasi l’acquisto.
A partire dalla canzone successiva si comincia a cambiare registro; i brani cominciano a farsi via via più diretti e rockeggianti. Il passaggio è graduale, così “Entre el bien y el mal” e la susseguente “Paginas de cristal” sono ancora abbastanza godibili, mantenendo almeno una parvenza di sinfonicità, magari più diluita e modernizzata, leggermente spostata su sonorità psichedeliche. Entrambe, se non fosse per il cantato in spagnolo, parrebbero estratte da “Genesis” o “Invisible Touch” (la seconda ha peraltro chiare assonanze con “Mama”).
Da qui in poi la situazione si va a deteriorare inesorabilmente: gli ultimi quattro brani hanno caratteristiche rock, senza troppi fronzoli. “Encontraré un lugar” gode quanto meno di arrangiamenti ricchi e pieni e riusciamo quasi a perdonarle i ritornelli e le ritmiche. “Los cielos de Irak”, “Solo y desafinado” e “Clave de Sol” sono gli ultimi episodi dell’album, appena poco più che sopportabili.
Cosa dire…? L’album, nel suo complesso è dignitoso, se facciamo la media tra la prima e la seconda parte. Di certo sarebbe stato un peccato se fosse rimasto per sempre in un cassetto; ricordiamoci con affetto del primo splendido album di Pablo “El Enterrador”, godiamoci le belle prime tracce di questo terzo (e ultimo) lavoro e cerchiamo di perdonare le cadute poco dignitose che questo contiene.



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Alberto Nucci

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PABLO ''EL ENTERRADOR'' Pablo ''el enterrador'' 1983 (P.R. W. 1994) 
PABLO ''EL ENTERRADOR'' Pablo ''el enterrador'' 1983 (Viajero Inmovil 2005) 
PABLO ''EL ENTERRADOR'' 2 1998 

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