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ALAN REED (& The Daughters Of Expediency) Live: From the razor’s edge Red Dwarf Recordings 2018 UK

Risulterà forse superfluo ripercorrere la carriera del vocalist scozzese Alan Reed, una delle figure portanti del revival progressive britannico che agli albori degli anni ’80 portò alla ribalta un gran numero di band, tra cui gli Abel Ganz di Glasgow e i Pallas di Aberdeen. Dopo l’apprezzato esordio dei primi, “Gratuitous Flash” (1984, ai tempi bastava un album su cassetta a garantirsi una serata al Marquee), i secondi, orfani del frontman EuanLowson, lo assoldarono in tempo per la pubblicazione dell’EP “Knightmoves” e, soprattutto, del secondo album “The Wedge” (1986), per poi scomparire in oltre un decennio di oscurità, riapparendo solo occasionalmente per suonare in alcuni festival all’inizio degli anni ’90 e buttar giù, senza troppa convinzione, i semi di un ipotetico nuovo lavoro su qualche demo-tape. La seconda fase della carriera dei Pallas, iniziata nel 1999 con la pubblicazione dell’ottimo “Beat the drum”, vide ancora il prode Alan stabilmente al suo posto al centro del palco, due ulteriori album di buon successo e una discreta attività live. Con sua somma sorpresa e disappunto, all’inizio del 2010 i restanti componenti dei Pallas decidono di “esonerare” Alan e di proseguire la loro attività con un nuovo vocalist (ma questa è un’altra storia), perdendo forse parte della loro base di fan, così facendo. Il primo passo della carriera solista di Alan, facilitato dalla produzione di Mike Stobbie (anche lui con lunghi trascorsi “pallasiani”) è l’album “First in a field of one”, in cui il distacco dal gruppo storico gli permette di spaziare tra influenze più eclettiche che in passato: folk celtico, world music, persino un tocco di jazz-rock, senza però perdere di vista il genere che l’ha reso celebre nel nostro piccolo mondo. Tre anni più tardi, il nuovo album in studio “Honey on the razor's edge”, sempre prodotto dallo stesso team, tra cui Jeff Green e l’ex batterista dei Pendragon Scott Higham è positivamente accolto dalla critica, e può vantare come guest star Steve Hackett nell’insolita veste di armonicista e Claude Leonetti dei francesi Lazuli.
Arriviamo dunque ai giorni nostri e alla pubblicazione di questo primo vero album live (ho omesso di menzionare un precedente mini-album registrato a Liverpool da Alan in completa solitudine), in cui il nostro è accompagnato da un quintetto denominato “The Daughters of Expediency”, comprendente il ben noto Mark Spencer (oggi con i Galahad, in passato con i Twelfth Night e agli esordi con gli ormai dimenticati LaHost). La band è solida, e può vantare le due chitarre soliste di Spencer e Daren Callow, oltre alle tastiere suonate con gusto da Tudor Davies, e la sezione ritmica formata da Jennifer Clark (basso) e Henry Rogers (batteria). La registrazione è un po’ ruspante e la location molto raccolta: come accade in questi casi, ne giova l’immediatezza delle performance, ma a scapito di alcuni dettagli e finezze negli arrangiamenti… l’impressione che si ottiene è quella dell’”official bootleg” e non certo di una produzione live dispendiosa. Poco male:in un’ora scarsa, la scaletta affianca senza forzature brani pescati dai due album solisti di Alan (apprezziamo particolarmente “My sunlit room” e “Begin again”, quest’ultima trascinante quanto una “Slàinte Mhath” marillioniana) ad alcuni classici imprescindibili del passato targato Pallas: se “For the greater glory” rappresenta il meglio della loro produzione più recente (si fa per dire!), sono le classiche ed emotivamente cariche “Sanctuary” e “Crown of thorns” a farci scendere la lacrimuccia, se non altro per una questione di nostalgia verso una stagione epica e magnificamente naïf, e probabilmente a giustificare l’acquisto di questo dischetto.



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Mauro Ranchicchio

Collegamenti ad altre recensioni

ALAN REED Honey on the razors edge 2017 
PALLAS Beat the drum 1999 
PALLAS The cross and the crucible 2001 
PALLAS The dreams of men 2005 
PALLAS Moment to moment (DVD) 2008 

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