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YESTERDAYS |
Senki madara |
Author’s Edition |
2018 |
ROM |
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Avevamo un po’ perso le tracce del gruppo rumeno (di etnia ungherese) Yesterdays, capitanati dal polistrumentista Ákos Bogáti-Bokor (attivo anche nei Tabula Smaragdina e nei Cosmic Remedy). Nati come cover band degli Yes e autori di due apprezzabili album (“Holdfénikert” e “Colours cafč”), hanno saputo nel corso degli anni creare un sound abbastanza originale con venature folk ad interagire con un leggiadro prog sinfonico. Ad otto anni da “Colours…” eccoli con la nuova pubblicazione, “Senki madara”, che segue di poco il singolo “It’s not the end of the World”. Si tratta di un album piuttosto atipico basato su liriche e musiche che appartengono alla tradizione folklorica ungherese arricchite dalla fantasia e creativitŕ della band. Il risultato č costituito da dieci brani di dinamico rock sinfonico, con delicatissima voce femminile (della new entry Stephanie Semeniuc) a fare da efficace cassa di risonanza. “Ágról-agra” č la notevole traccia iniziale con tastiere di ogni tipo, flauto ed un bel basso possente prima del soffice cantato di Stephanie. Una ritmica piů incalzante e sventagliate di synth seguono poi. “Elmehetsz” č uno dei brani che tocca di piů le corde dell’anima: chitarre acustiche, steel-guitar, voce angelica: non siamo cosě distanti dagli Yes piů “spirituali” con qualche inserto di flauto ad appagare ancora di piů. In “Ne mondd el” l’aspetto etnico-folk prevale su quello sinfonico e, non potendo apprezzare le liriche in ungherese, il risultato finale č un poco noioso. Altro brano dal deciso appeal folk, ma piů riuscito, č “Rejtsetek el” malinconica nel cantato di Stephanie, piů brillante musicalmente a ricordare una allegra danza contadina. ”Szivárvány havasán” č un’altra soft song che potrebbe benissimo essere stata composta dal duo Anderson/Wakeman per la delicatezza del cantato e degli interventi delle tastiere. “Hajnalcsillag”, che ha come voce solista Csenge Tarsoly, lievemente sinfonica, si segnala per i notevoli cori che contraddistinguono il finale ed i virtuosismi chitarristici.“Esó” č essa pure sognante e rarefatta con le note del pianoforte a ricamare la melodia principale con qualche buono spunto della chitarra e con sempre la deliziosa voce di Stephanie. Buon pezzo č “Szomjú madarak”, una piccola perla fusion e valida pure “Nap” moderatamente jazzy e sinfonica. Úgy bocsáss el” tra chitarre acustiche, flauto ed archi chiude degnamente un album nel complesso piacevole e raffinato, dalle atmosfere malinconiche ed autunnali. Per palati fini.
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Valentino Butti
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