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A cinque anni dal precedente "Il volto verde", torna Il segno del comando di Diego Banchero, unico superstite della formazione originaria della band genovese il cui esordio discografico risale addirittura al 1997. E tornano ovviamente le atmosfere cupe di quello che può essere ormai considerato un gruppo storico del dark rock italiano. Inevitabili i confronti con l'album precedente, nel quale la sperimentazione e la ricerca timbrica avevano una discreta importanza. L'impressione al primo ascolto di "L'incanto dello zero" è quella di un "ammorbidimento" generale dei suoni e delle atmosfere, rimasti sempre duri, cupi e ricercati ma in qualche modo meno malsani. Complice anche la produzione, a mio avviso migliore, le atmosfere sono meno inquietanti e sinistre, ma hanno acquisito compattezza e solidità. L'album è un susseguirsi di brani di media lunghezza intervallati da alcune composizioni strumentali più brevi (in "Lo scontro" è presente Luca Scherani come ospite). Se in queste ultime dominano le tastiere (tranne nella conclusiva "Aseità", suonata dal solo basso di Banchero), in un tripudio di organi, sintetizzatori e suoni da cinema horror, nelle tracce più lunghe tendono a dominare le chitarre elettriche, suonate egregiamente da Roberto Lucanato e Davide Bruzzi. Ci troviamo quindi al cospetto un horror rock dai toni abbastanza hard contaminato da spunti progressivi, che trova la sua massima espressione in "Il calice dell'oblio", "Sulla via della veglia", "Le 4 A", "Il mio nome è menzogna" e "Metamorfosi". Una vena più morbosa è avvertibile in "Al cospetto dell'inatteso" (uno dei due brani che ospitano la voce femminile di Maethelyiahn e le chitarre di Paul Nash), mentre atmosfere più malinconiche e acustiche permeano "Nel labirinto spirituale". Nel complesso considero "L'incanto dello zero" un ottimo album, sicuramente appetibile per gli amanti di questo tipo di suoni ma accessibile anche per i meno tolleranti al morbo dark. Degni di nota i ricchi arrangiamenti e le liriche, poetiche ed elaborate e cantate egregiamente da Riccardo Morello, nuovo singer la cui voce espressiva e teatrale si sposa alla perfezione con la musica.
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