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FERNANDO PERDOMO The Crimson guitar (a tribute to King Crimson) Forward Motion Records 2019 USA

Fernando Perdomo è uno di quei produttori/polistrumentisti di cui non si parla praticamente mai e che, allo stesso tempo, si ritrova a lavorare in una miriade di progetti anche molto diversi tra loro. Talmente impegnato nel settore musicale, che il settimanale LA lo ha persino definito: “La risposta millenaria a Todd Rundgren”. Gli amanti del prog sinfonico lo avranno già individuato come il chitarrista e bassista nella Dave Kerzner Band, ma occorre ricordare che il nostro ha aperto anche per Jon Anderson al Colony Theatre di Miami Beach nel 2013, ricevendo secondo le cronache una vera stading ovation. Oltre poi a militare nella band Dreaming in Stereo, Perdomo è autore di un certo numero di dischi solisti, a cui va aggiunta la già citata attività di produttore e quant’altro per gli artisti più disparati, come è avvenuto ad esempio nel 2007 con la cantautrice Hilary Mcrae, per la quale ha svolto il ruolo di bassista e direttore musicale. Nel 2015 ha persino remixato “Collide A Scope” dello stesso Todd Rundgren!
In questa attività frenetica, l’artista statunitense si è anche concesso il tempo di incidere la reinterpretazione acustica e molto intimista di queste undici tracce dei King Crimson, dedicando espressamente il lavoro a Robert Fripp. Il Re Cremisi pare sia stato preponderante per la carriera di Fernando, che all’età di undici anni ascoltò brani estrapolati da “Lizard” (1970), “Islands” (1971) e “USA” (live, 1975), espandendo di colpo la propria mente. I pezzi vengono eseguiti esclusivamente da Perdomo con la chitarra acustica, nell’arco di un minutaggio abbastanza breve. La più lunga è “Starless”, poco più di quattro minuti, risultando anche tra gli episodi più riusciti. Altri momenti da citare sono “I Talk To The Wind”, “Formentera Lady”, “Prince Rupert Awakes”, “Book Of Saturday” e “The Court Of The Crimson King”. Quest’ultimo, è il momento in cui il chitarrista sembra concedersi alcune variazioni d’andamento, che conferiscono vibrazioni maggiori all’esecuzione complessiva.
Si tratta di un lavoro da ascoltare in momenti di estremo relax, non certo indispensabile nella varietà di tributi e rifacimenti delle composizioni crimsoniane. Per quanto riguarda Fernando Perdomo, si consiglia di ascoltarlo sui vari capitoli solisti di “Out to sea” (tre, al momento), opere strumentali di prog sinfonico in cui dichiaratamente si rifà agli anni ’70. Uno stile che in quel caso guarda a colleghi come Peter Banks, Steve Hackett, Jan Akkerman e Steve Howe, ma in chiave attuale e molto spesso coinvolgente.



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Michele Merenda

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