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OTEME Un saluto alle nuvole Ma.Ra.Cash 2020 ITA

Stefano Giannotti è la mente che cura il progetto Oteme. Il nuovo lavoro “Un saluto alle nuvole”, realizzato a due anni di distanza da “Il corpo nel sogno” è un’opera molto particolare che affonda le sue radici nel 2012. A quell’epoca, infatti, Giannotti girò un documentario sull’Hospice di San Cataldo (Lucca), che accoglie i malati terminali. Furono intervistati infermieri, OSS, dottori e famigliari dei degenti e questo materiale è stato ripreso nel 2018 per diventare il nuovo album degli Oteme. Si tratta, quindi, di temi particolarmente delicati e l’aspetto testuale diventa più che mai basilare. Leggere ed ascoltare le liriche e i racconti su cui si basano i dieci brani del lavoro porta più di un brivido e le testimonianze di chi, per un morivo o per un altro, si è trovato a frequentare l’Hospice rendono bene la drammaticità, le difficoltà, ma anche l’umanità e la tenerezza di chi si è trovato ad affrontare certe situazioni. Ricordi commoventi, crescita umana, descrizioni del lavoro all’interno della struttura, sogni infranti… Non deve essere stato facile trattare queste tematiche in un disco e non deve essere stato facile non cadere nella banalità e nella retorica. Invece il lavoro di Giannotti in tal senso è encomiabile e spinge ad empatizzare con quelli che sono i veri protagonisti dell’opera. A ciò bisogna aggiungere un apparato musicale ancora una volta di primissimo ordine. Il progetto Oteme, infatti, è portato avanti da musicisti bravissimi impegnati con strumenti sia acustici che elettrici e che vanno alla ricerca di sonorità quanto mai particolari. Se le parti vocali (sia femminili che maschili) vanno inquadrate in schemi da cantautorato stravagante, legato in qualche modo tanto alla mediterraneità della nostra Penisola, quanto alla scuola di Canterbury e a figure del calibro di Robert Wyatt, John Greaves e Kevin Ayers, ecco che il sound si fa a suo modo “colto”, recuperando le avanguardie sia del rock (Henry Cow, Slapp Happy, Art Zoyd) che della musica classica del secolo scorso. Gli intrecci curiosi tra fiati, chitarre, piano e tastiere, su ritmi sempre eleganti e compassati, sono un accompagnamento pressoché perfetto ai racconti che vengono narrati. In quasi un’ora, trame bizzarre, melodie sghembe e suoni ricercati aiutano a delineare quella che potremmo definire come una cronistoria malinconica. Eppure nelle esperienze tormentate scorgiamo anche serenità e soprattutto la grande umanità mostrata dalle persone vicine a chi affronta gli ultimi giorni della propria vita a causa di un male incurabile. “Un saluto alle nuvole” è un album complesso, impegnativo, forse scomodo perfino… Ma ci sentiamo di fare i pieni complimenti a Giannotti e ai suoi compagni di avventura per come si sono cimentati in questo lavoro fuori dagli schemi e per i risultati ottenuti.



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Peppe Di Spirito

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