|
Gli avellinesi Notturno Concertante sono stati una delle punte di diamante della rinascita del rock progressivo italiano tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90. In quel periodo hanno avuto una intensa attività che ha fruttato svariati demo, partecipazioni a compilation e tributi ed una serie di album usciti per etichette importanti quali Musea e Mellow Records. Il loro prog infarcito di romanticismo, fatto di delicate melodie e di una incantevole espressività, col passare degli anni ed il diradarsi delle pubblicazioni discografiche si è reso sempre più aperto a contaminazioni, senza mai perdere l’essenza che ha da sempre caratterizzato la band. “Let them say” segue a ben otto anni di distanza il suo predecessore “Canzoni allo specchio”. Al timone troviamo lo storico e affiatato duo formato da Raffaele Villanova (chitarre e sampling) e Lucio Lazzaruolo (piano, chitarra classica e 12 corde), che, coadiuvati da un buon numero di validissimi collaboratori ci offrono in quarantasette minuti undici brani nuovi di zecca e interamente strumentali, mostrando la capacità di addentrarsi in più sentieri sonori mantenendo identità e standard qualitativi molto elevati. Dalla world music totale della title-track, che apre il disco con intensità ritmica e belle soluzioni acustiche con gli incroci tra chitarre e violino si passa a “Delicate sabbath”, che, oltre a ribadire le soluzioni del primo pezzo, offre spunti elettronici intriganti e non invadenti e, man mano che passano i minuti, devia verso scenari dal sapore jazzistico. L’inserimento di sonorità elettroniche è forse l’elemento principale di novità presentato dal Notturno Concertante in questo cd. Una voglia di modernità che, tuttavia, non si scontra affatto col passato, anzi, ci convive senza problemi, mantenendo quella raffinatezza che da sempre contraddistingue la band. Non dovete aspettarvi un nuovo “News from nowhere”, d’altronde la strada verso sviluppi parzialmente differenti era già stata segnata. Ma la classe resta quella di sempre, continuando con la world music attualizzata di “Dei miei sospiri”, “Finis terrae” e “Handful of hopes” e passando per lo squisito bozzetto pianistico e classicheggiante di “Darkness I became”, il folk-rock stralunato e con effetti elettronici di “Fellow travellers”, la personale visione di prog romantico di “Le magnifiche sorti (e progressive)” e “Lovers second leap” (omaggio ai Genesis?), il jazz-rock irruente di “So far out”, fino a concludere con un brano di totale contaminazione di quanto ascoltato finora, tra prog, world e jazz, come “Evidence of invisible”. Attivo da più di trent’anni, il progetto Notturno Concertante mostra ancora una vitalità invidiabile ed è sempre bello trovare ancora in ottima forma e pienamente ispirati i protagonisti che hanno iniziato a muoversi nel progressive rock quando più nessuno ci credeva.
|