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MONKEY DIET Ant death spiral Black Widow Records 2023 ITA

Forti già di un buon esordio con “Inner Gobi”, pubblicato nel 2016, si ripresentano dopo sette anni i bolognesi Monkey Diet. La loro proposta è incentrata su un heavy prog brillante, che non si limita affatto alla formula "muscoli più tecnica", mettendo tanta carne al fuoco in più. Il vigore di base si mantiene per tutta la durata del disco, con la chitarra sempre ben presente e una sezione ritmica aggressiva, ma le contaminazioni e le sorprese sono sempre dietro l'angolo. Questo loro secondo album contiene sei nuove composizioni, complesse al punto giusto e mai cervellotiche, che mostrano appieno l'amalgama ormai totale che c'è tra i musicisti coinvolti. Provenienti da esperienze diverse, ma sicuramente tutte molto formative, Gabriele Martelli (chitarra e synth, ex Prophexy), Daniele Piccinini (basso e synth, ex Accordo dei Contrari) e Roberto Bernardi (batteria, ex Altare Thotemico) hanno unito le forze trovando questo nuovo percorso, intrigante e in crescita, che merita di essere seguito. "Ant death spiral" innanzitutto conferma l'indirizzo strumentale nel quale la band si mostra perfettamente a suo agio. Dicevamo che la musica si orienta verso l'heavy prog. Pur mostrando qualche debito con i momenti più duri dei King Crimson, i Monkey Diet sono anche capaci di trovare granitici riff eredi di Black Sabbath e Uriah Heep, di viaggiare verso una vigorosa psichedelia moderna, di girare intorno allo stoner rock. Insomma, c'è un'attitudine di grande apertura mentale che si abbina per l'occasione ad uno stato di felice ispirazione. L'album è omogeneo, sia da un punto di vista stilistico, sia per qualità dei brani presentati e già l’incipit “Hungry Horace” mette subito le cose in chiaro con un sound ben robusto e guidato da una chitarra elettrica abrasiva. A seguire, il pezzo che dà il titolo all’album comincia a mostrare la voglia di contaminare dei Monkey Diet, che abbinano riff roventi, ritmi ossessivi e soluzioni più spacey. Ingredienti molto saporiti anche per “Sleeping sand, silent cloud”: sonorità dark, ma senza eccessi, due chitarre a interagire e a sovrapporsi, vista la presenza per l’occasione del bluesman Eric Gales (che Hendrix lo ha sicuramente ascoltato bene), cambi d’atmosfera che mantengono sempre un alone di mistero di fondo e il breve, ma intrigante, contributo vocale di un’altra guest star d’eccezione, Donella Del Monaco. "Marsquake" è un gioiello in cui la potenza è ancora in evidenza, ma ci sono anche suggestioni oniriche più particolari, soprattutto per merito della presenza di Silas Neptune, tastierista degli Ozric Tentacles, che riesce a rinvigorire le tentazioni psichedeliche della band. Se “Raptus” è un episodio più viscerale, in cui i tre musicisti ci danno dentro per meno di quattro minuti, come dei Rush più “selvaggi”, ecco la conclusione affidata a “Special order 937”, che sembra riassumere tutto quanto già messo in mostra dalla band, spingendo sul lato heavy all’inizio, ma sempre con la voglia di variare gli scenari, tra tentazioni cosmiche disegnate dai synth e nuove esplosioni. Dopo qualche minuto di silenzio, si finisce veramente, con una ghost track più sperimentale, tra Pink Floyd e corrieri cosmici. Come accennato all’inizio, i Monkey Diet avevano già destato impressioni favorevoli all'esordio, ma con questa seconda opera volano più in alto e sembrano avere ora una marcia in più.



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Peppe Di Spirito

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