Home
 
PRESENT This is not the end Cuneiform Records 2024 BEL

“This is NOT the end” rappresenta di fatto la fine dei Present ed in ogni caso, qualora ci fossero degli inaspettati ritorni di fiamma, la fine dei Present per come li conosciamo, dal momento che Roger Trigaux, vera e propria anima del gruppo, è venuto a mancare durante la registrazione dell’album, nel Marzo del 2021.
Il processo creativo che ha portato alla pubblicazione dell’opera si è protratto per ben cinque anni ed è giunto a compimento grazie alla tenacia e all’esperienza di musicisti del calibro di Pierre Chevalier (pianoforte, tastiere e voce) e di Kurt Budé (sassofono, clarinetto e clarinetto basso) che, col supporto del celebre produttore Udi Koomran, hanno interpretato le volontà del leader uscente, posizionando al suo posto il chitarrista dei PinioL Francois Mignot.
In un certo senso percepiamo che “This is NOT the end” rappresenta qualcosa di più profondo, come la fine di un’epoca. I Present rappresentano infatti uno dei cardini del Rock In Opposition e ricordiamo inoltre che Trigaux ha suonato nei primi due album degli altrettanto fondamentali Univers Zero, “1313” (1977) ed “Heresie” (1979), ponendosi di fatto alle radici di un certo modo di concepire la musica. Di tutto questo ce ne renderemo realmente conto forse fra qualche tempo, intanto trovo più opportuno concentrarsi soltanto sulla musica che, come al solito, è una miscela assai esplosiva di avanguardia, musica contemporanea ed elettronica.
La voce di Roger la possiamo ascoltare fin da subito, mentre recita con fare sinistro e convulso, scuotendoci con risate inquietanti e poi ci sono ovviamente le sue tastiere, rudi, poderose e spietate. Attorno a lui ci sono dei vecchi amici, alle percussioni ritroviamo Dave Kerman con Keith Macksoud al basso e Liesbeth Lambrecht al violino, ancora insieme a dar vita ad alchimie erosive ed indecifrabili.
Come era avvenuto già nel precedente ed ormai lontano nel tempo “Barbaro (ma non troppo)” del 2009, la musica si snoda in sole tre tracce monolitiche che spaziano dagli 8 minuti di “Contre”, brano di apertura, ai 26 minuti e mezzo di “This is not the end part 1”, collocata in fondo, come a voler ripudiare ogni logica, dopo la “part 2” che a sua volta raggiunge il minutaggio non trascurabile di 12 minuti. La continuità stilistica col già citato “Barbaro” si percepisce a tutto spessore non appena “Contre” inizia a farsi strada con forza nelle nostre orecchie con raffiche aggressive di suoni sferzanti, ritmiche convulse cavalcate da chitarre distorte e taglienti in una autentica tempesta di suoni che sembrano aver condotto al patibolo ogni brandello di melodia che riappare in forma disgregata e sinistra soltanto al termine della traccia, culminando in una sinfonia macabra e rude, di impatto schiacciante. E’ così che Trigaux si vuole accomiatare dal suo pubblico, lasciando graffi profondi nell’anima di chi lo ascolta sgomento. E’ poi la volta di “This is not the end part 2”, una traccia che sembra offrirci momenti di respiro con modalità di approccio più sinfonico. Si tratta però di sinfonie spente e claustrofobiche, come le stelle lontane che brillano sul baratro degli inferi. Kurt Budé con i suoi fiati sembra condurci per mano, facendoci addentrare sempre più in uno scenario sonoro tenebroso che ci inghiotte pian piano. Il violino ci concede melodie compassionevoli ma tutto attorno è desolato e schiacciante.
Si tratta di sensazioni molto forti in cui vedo molto degli Univers Zero che culminano con la traccia di chiusura, “This is not the end part 1”, rarefatta all’inizio ma con tanto tempo aventi a sé per crescere e portarci in altri luoghi. Questa ansia di non sapere bene dove andremo, dopo essere stati abbandonati in ambienti insidiosi, si sente tutta. Siamo nelle viscere della terra o forse già all’inferno, la voce di Trigaux sembra confermarcelo assieme ai rigurgiti di suoni industriali “concreti” che vengono a trafiggerci. Brandelli di musica cameristica sono il ricordo di una vita passata che si inabissa in una sinfonia senza luce. Le parti di violino e chitarra possono arrivare ad essere molto energiche ed accentuano i contrasti fortissimi di chi non teme di schiacciarci con la forza di certe emozioni. Quando tutto si spegne infine è come se fossimo passati attraverso l’occhio del ciclone ma ogni sensazione persiste come aghi profondamente conficcati nella carne. Trigaux si è congedato a modo suo affidandoci qualcosa che in un modo o nell’altro lascia il segno. Spero che avrete il coraggio di ascoltarlo.



Bookmark and Share

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

PRESENT n°6 1999 
PRESENT Barbaro (ma non troppo) 2009 
UNIVERS ZERO Heresie 1979 
UNIVERS ZERO Rhythmix 2002 
UNIVERS ZERO Live 2006 
UNIVERS ZERO Relaps: Archives 1984-1986 2009 
UNIVERS ZERO Clivages 2010 

Italian
English