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JACULA Pre viam Black Widow 2011 ITA

Suoni minacciosi, rombi di tuoni e scrosci di pioggia, sospiri, urla disumane… Sì, Jacula è tornata! Antonio Bartoccetti ridona vita e forma alla sua storica creatura per un album che non avrà difficoltà a stuzzicare gli appetiti degli amanti del sound oscuro e gotico. Sette i brani presenti in questo lavoro, stracolmo di atmosfere dark, malsane e stranianti. “Jacula is back” apre le danze mostrando subito queste caratteristiche, alle quali si aggiungono le fughe chitarristiche di Bartoccetti e i tocchi liturgici dell’organo, suonato dal figlio Rexanthony. La title-track è il pezzo che maggiormente rievoca il passato di Jacula, evidenziando un prog a tinte fosche, aperto dai tocchi eleganti della sei corde acustica e da ritmi maestosi, ma pronto, in oltre nove minuti, a cambiare passo e tempi in continuazione, con inserimenti di voci femminili che declamano costantemente le parole “Oh, sir… it can’t be” e mantenendo quest’aura sinistra di fondo fino alla fine. Il dark sinfonico di “Blacklady kiss” precede poi uno dei punti forti dell’album, “Deviens folle”, meraviglioso brano classicheggiante, delicatissimo e malinconico con la guida del piano e della chitarra acustica. Altro picco è “In rain”, inizialmente aperta da sonorità ambient e seguita da un canto gregoriano che si evolve infine in un bel rock sinfonico nel quale si può intravedere qualche traccia dei Goblin. Si ritorna ad un incrocio di musica classica e gothic-rock con “Godwitch” che riesce a rievocare scenari sepolcrali e lugubri. A questo punto sarebbe opportuno che i più facilmente impressionabili spingano il tasto stop del lettore, perché l’ultima traccia è quella “Possaction” di cui si parlava già prima dell’uscita dell’album, costruita intorno alla registrazione di un esorcismo, risalente al 2010, con le urla strazianti di una ragazza posseduta (Sandra B., poi morta suicida) ben in evidenza. Le ritmiche marziali e l’organo sacrale sono il perfetto accompagnamento che permette all’horror rock di Bartoccetti di raggiungere il suo culmine. E’ proprio questo “documento” il fulcro del ritorno di Jacula: attorno ad esso è stato creato l’intero lavoro, che potrebbe essere visto anche come un concept in cui emergono il fascino, il mistero e la paura dell’occulto. A completare l’opera (presentata tra l’altro in un curatissimo artwork), infine, c’è un’un video con un brano intitolato “18 veritates”, in cui, sulle note di “Godwitch”, Bartoccetti ci fa conoscere le sue “verità”. Un grande album nel suo genere, che segna un piacevolissimo ritorno, con pochissimo spazio alla nostalgia. Jacula si ripresenta infatti in nuove vesti, più moderne (la pulizia del suono, l’accurata produzione, gli “effetti speciali” rendono pienamente giustizia al tipo di proposta), ma senza perdere minimamente quella potenza oscura che da sempre la contraddistingue.



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Peppe Di Spirito

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