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Il flautista dei Solaris ha radunato per la seconda volta un gruppo di musicisti attorno a sé (molti provenienti ovviamente dai Solaris stessi) per dar vita al secondo episodio di ciň che aveva iniziato 4 anni prima col suo primo disco. Quest'ultimo quando uscě sembrava un semplice progetto solista, mentre questo "Musical witchcraft II" ha acquistato volume e peso specifico, č stato curato in molti dettagli e si presenta come un album professionale che ha richiesto piů di un anno per la sua realizzazione. Si tratta dunque di un bel disco che presenta una musica fortemente influenzata dalla musica medievale e dal folk in cui il flauto di Attila riveste ovviamente un ruolo fondamentale e preponderante, ancorché non invadente. Al contrario, gli arrangiamenti si presentano molto curati ed equilibrati, ricchi di melodia e di sfumature, carichi di feelings positivi. Non si pensi dunque ad un album monocorde, quasi acustico, giocato su linee di flauto infinite: nei brani dalle ritmiche ed atmosfere piů vigorose prendono importanza strumenti piů d'impatto (tra cui fagotto e spinetta) e l'atmosfera si fa piů rockeggiante; succede anche che una danza medievale si trasformi addirittura in un pezzo quasi metal. Della musica dei Solaris possiamo ritrovare qui solo il suono del flauto; il progetto di Attila si regge in piedi da solo e possiede gli attributi progressivi per reggersi bebissimo in piedi senza appoggiarsi alle glorie del gruppo principale. I ricchi passaggi acustici non solo sono infarciti con una finezza strumentale deliziosa, ma riescono secondo me ad attrarre sia chi cerca un Prog piů rockeggiante, sia chi ama arrangiamenti piů complessi. I due stili che pervadono questo disco, il folk ed il Progressive classico, si completano a vicenda dando vita a qualcosa che non č certo nuovo nel panorama progressivo, ma che sicuramente appare fresco e ricco di idee interessanti.
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