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Lo so cosa direte dopo l'ascolto del nuovo album dei Ritual: "Non sono più gli stessi!". Non posso smentirlo ma posso consigliare di cercare di capire il presente piuttosto che guardare indietro. Anche io ho amato alla follia il primo album ma ora, dopo tre anni e molti ascolti, mi rendo conto che quest'album è il frutto di una loro scelta. L'approccio folk è poco più che una sfumatura in pezzi di hard rock, si seventies, ma dalla mentalità alternativa. Alla ricerca di un suono più diretto e meno progressive non rinunciano ad una melodia intrigante. Il suono è a tratti pesante e vagamente scuro ma molto energico grazie anche all'inconfondibile voce di Patrik che interpreta questa nuova identita, sfuggente ma particolare, dei Ritual. Per sciogliere i dubbi stilistici ci vengono incontro stupende songs come "A voice of divinity", "Golden angel", che riconfermano le doti di questi mucisti, fanno felici i nostalgici e non solo. Insomma un album coinvolgente ma che ci pone delle domande.
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