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KAIPA Angling feelings Inside Out 2007 SVE

Se una cosa buona è stata ottenuta da questi nuovi Kaipa è proprio l'impulso alla riscoperta della loro passata produzione degli anni Settanta. La figura di Stolt (ormai ben nota anche oltre la piccola schiera dei vecchi appassionati di prog) ed il contratto con una casa discografica che distribuisce abbastanza bene i propri prodotti, hanno dato lo stimolo per ristampare le vecchie incisioni (bellissimo il cofanetto "The Decca Years "1975-1978" contenente i primi tre album più materiale live ed inedito) e l'occasione di conoscere questa musica anche ai più giovani. Pur collocandosi a distanza dal vecchio repertorio, il prog melodico assai banale dei nuovi Kaipa mostrava pur sempre una certa gradevolezza ma questo nuovo CD ci fa pensare che sarebbe molto meglio a questo punto mettere la parola fine alla storia del gruppo. L'album segna la dipartita di uno dei membri storici: l'amato/odiato Roine Stolt (qui sostituito da un Per Nilsson senza infamia e senza lode) e la speranza forse era che il gruppo tornasse in qualche modo ad ispirarsi a quel prog sinfonico raffinato del passato, o che venisse posto l'accento sulle tastiere (dopotutto Lundin era uno dei principali artefici delle melodie del gruppo nel suo periodo più splendido) o che la proposta diventasse in qualche modo più interessante… niente di tutto questo e addirittura la musica di questo album è più scialba, inconsistente, noiosa e ripetitiva che mai. In effetti, se diamo un'occhiata i crediti di copertina notiamo che questi nuovi Kaipa, da "Notes from the Past" in poi, sono una creatura quasi esclusiva di Lundin e a vedere bene l'influenza, seppur labile, di un altro membro storico come Stolt non poteva che essere positiva. Filosofia a parte, cosa ci rimane? Una bella performance vocale di Patrik Lundström, forse non personalissima, ma tecnica e brillante come sempre, il cantato di Aleena Gibson, che divide come al solito il compito con Patrik, esile ed asettico, e tanto prog melodico diluito e ripetitivo che scivola via senza lasciare traccia. A poco serve il brano di dodici minuti, forse quello che presenta variazioni più gradevoli, nella sua globalità l'album è una raccolta di pop song inconsistenti ed inutili. Spiace spendere queste parole per un gruppo che, volenti o nolenti, è formato da musicisti esperti e validi, ma così è se vi piace…

 

Jessica Attene

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