|
Quattro anni dopo "Mundus incompertus" arriva il terzo lavoro del PLP, ancora col tenebroso Pär a guidare (ovviamente) le fila nel fondere il Prog ultra sinfonico con tematiche neoclassiche e barocche. Come d'abitudine i musicisti che lo contornano cambiano ancora; alla voce e violino c'è adesso Magdalena Hagberg, mentre il basso è appannaggio di colui che ormai è una figura fissa per il Prog svedese, ovvero Jonas Reingold (e non è un apporto da poco, essendo noto il gusto e la professionalità di Jonas col suo strumento). Il nuovo album ripercorre dunque le direzioni dei precedenti, con potenti riff di chitarra che si alternano ai soliti bombardamenti di organo a canne, Mellotron e Hammond, passando con naturalezza da brani e fasi musicali intricati e complessi ad altri più rilassati, aperture sinfoniche o comunque momenti più accessibili. In "Veni vidi vici" manca la suite, il brano di punta su cui si impernia tutto il resto (anche se in passato tale scelta non è stata supportata a dovere direi), ma tutto l'album pare un'unica suite a dire il vero, o comunque un tutt'uno. I brani del CD hanno una ritmica e un succedersi instancabile, con il cantato di Magdalena che, pur usata con la giusta parsimonia, secondo me va ad influire positivamente sul risultato, sulla breve distanza, ma alla lunga risulta un po' stancante. Più o meno è lo stesso discorso da fare per l'album, in senso generale: senza dubbio gli amanti del Prog sinfonico e barocco tengono ben di conto i PLP come gruppo di riferimento per il genere, ma alla lunga si insinua un senso di appagamento e, non vorrei dirlo, di nausea. Un album da prendere a piccole dosi, in sostanza, e solo così si può riuscire ad apprezzarne le sue molte sfumature che ne fanno comunque un'opera da consigliare quasi ad occhi chiusi (se il RIO e lo zeuhl non sono i vostri generi di riferimento ovviamente...).
|