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Torna a colpire l’affiatato duo svedese con un nuovo album ambientato ancora una volta nei magici mondi creati da J.R.R. Tolkien, e bisogna dire che dopo il recente successo dei film di Peter Jackson l’operazione torna proprio bene! Dopo “lo Hobbit” è la volta quindi de “Il Signore degli Anelli” al quale si ispirano i dieci sogni strumentali musicati nel presente lavoro. La composizione dei pezzi che ci vengono ora proposti origina dal folle amore di età adolescenziale di Pär Lindh per la saga dell’anello ed è giunta a completamento attualmente grazie all’apporto del compagno di avventure Björn Johansson. Va poi sottolineato che una delle tracce in questione, la suite di circa 11 minuti, doveva essere originariamente pubblicata nel debutto solistico di Pär “Gothic Impressions” ma poi fu scartata per la sua eccessiva lunghezza. Detto questo passiamo a commentare l’aspetto artistico del prodotto. Musicalmente parlando troviamo un lavoro pressoché sovrapponibile in stile al delizioso “Bilbo”: abbiamo quindi graziosi quadretti bucolici dal sapore barocco con forti richiami al folk e alla musica medievale. Gli episodi del libro non vengono visitati in maniera sistematica, così il nostro viaggio parte con Frodo che, sulla nave salpata dai Porti Grigi, sogna la Contea. Le canzoni si susseguono da qui in poi con il ritmo dei sogni in maniera un po’ confusa, in un morbido intreccio di ricordi ed esperienze. L’atmosfera che si respira è prevalentemente di profonda malinconia anche se non mancano fasi più tirate in cui la tensione emotiva cresce sopra i livelli di guardia. Il suono degli strumenti è orgogliosamente ricco e datato, con un organo Emersoniano che la fa da padrone nei momenti più concitati. Preziose anche le suggestioni sonore create da mandolini, clavicembalo, sitar, bouzoki, arpa, ottoni e dagli angelici cori femminili. Difficile non pensare, non solo per via della tematica dell’album ma anche riguardo il feeling complessivo della musica, a Bo Hansson nel corso dell’ascolto. Forse l’unico vero difetto di questo album è il fatto che, a lungo andare, si avverte un po’ un senso di stanchezza dovuto anche all’impressione che le suggestioni sonore che si ricavano dall’ascolto non collimino molto con la descrizione delle ambientazioni del libro. O meglio: globalmente l’ascoltatore si cala appieno nella Terra di Mezzo ma rimane difficile immedesimarsi nei singoli episodi narrativi. Un album che sembra provenire da altri tempi e da altri mondi per chi ama sognare e perdersi nel misterioso mondo degli elfi.
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