Pär Lindh è un tastierista svedese che potremmo definire un bel tenebroso (guardate la foto nel libretto...); il titolo dell'album e la musica proposta gli si adattano dunque alla meraviglia, anche se non bisogna pensare di essere davanti a qualcosa di oscuro ed impenetrabile. La musica proposta è invece quasi tutta di immediata assimilazione, ancorché di livello qualitativo eccellente. Attorno alle tastiere di Pär, c'è tutto un entourage di musicisti, tra i quali spiccano senz'altro i quattro sesti della line-up degli ÄNGLAGÅRD, nonché l'ottimo Roine Stolt, che ha anche funto da ingegnere del suono. Il CD comincia con la breve introduzione di "Dresden lamentation", la quale sfocia subito nel pezzo più immediato dell'album, "The iconoclast", dalla ritmica sostenuta e piuttosto lineare, in cui però si mette già in bella evidenza l'organo e le tastierone pesanti di Par. La successiva "Green meadow lands" è il pezzo che preferisco: sinfonico, ma non pesante, col suono del Mellotron che la fa da protagonista, assieme alla bella voce di Mathias Jonsson, il flauto di Anna Holmgren, la chitarra acustica di Roine... davvero un bel pezzo! E' ora la volta della pièce de resistance: "The cathedral" è una suite di 19 minuti divisa in 12 movimenti, sicuramente il pezzo più incasinato del CD (ovvio...? Non tanto). Incasinato significa che ha una costruzione labirintica in cui rischiamo di perderci, nonostante l'attacco melodico che farebbe presupporre qualcosa di più facile ascolto. Pezzi melodici e delicati, magnifiche aperture strumentali si susseguono ad altri di quasi avanguardia, con dovizia di dissonanze e distorsioni. La breve "Gunnlev's round" fa infine da preludio al pezzo finale, la classica riproposta di "Night on Bare Mountain" di Mussorgsky, eseguita in modo personale e creativo. Si tratta di un album, l'avrete capito, di quelli che possono fare del chiasso, da apprezzare dal primo all'ultimo minuto; grande esordio!