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SYNDONE |
Inca |
Vinyl Magic |
1993 |
ITA |
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Tocca a me dare un seguito alla recensione che Luca fece del primo album dei torinesi SYNDONE. Dovendo basarsi su quella recensioni si potrebbe essere scettici nell'accostarsi a questo secondo lavoro, invece l'ignaro ascoltatore si trova subito ad affrontare i primi 4 pezzi dell'album che lo assalgono con una salva di tastiere da far rabbrividire. Non a caso parlo dei primi 4 pezzi, in quanto essi si susseguono senza soluzione di continuità attraverso i solchi laser del CD. Immaginatevi il figliastro di Tarkus trasportato ai giorni nostri e potrete avere un'idea di ciò che vi aspetta in questo scoppiettante avvio. L'accostamento è senz'altro azzardato, ma spiegabile col fatto che il gruppo ha deciso di intraprendere in modo deciso una certa strada e per fare ciò ha inserito nel suo organico un secondo tastierista che va ad aggiungersi all'esistente trio alla EL&P. Il risultato finale sarà sicuramente inferiore (vorrei ben dire!) all'illustre antenato, ma gli appassionati sono avvertiti. Ah, beh... ma ci sono anche altri 6 pezzi nell'album. Per l'immediatamente successivo "Naele" il giudizio rimane esattamente lo stesso, mentre per il resto dobbiamo registrare alcune cadute qualitative che riportano al primo album del gruppo. Ad esempio "Nazca" mi fa esattamente capire ciò che voleva dire Luca quando si riferiva a certe presunte emulazioni del jazz/rock/pop di Vinicio Capossela. La conclusiva "Pizarro" lascia con l'amaro in bocca colui che se l'era così ben addolcita con i pezzi d'avvio: davvero in questo caso si può parlare di emuli di Gianni Togni e dei POOH! Ma non lasciamoci eccessivamente fuorviare da questa musica a corrente alternata che ci propongono i SYNDONE. Per fortuna non tutte le canzoni sono come quelle sopra elencate, e poi non è detto che comunque esse non riscuotano il vostro gradimento, visto che, bene o male, si tratta di composizioni dalla ritmica spesso sostenuta in cui le tastiere fanno la propria bella parte ed anche quella della chitarra (che non c'è). Anche all'interno dei pezzi incriminati non mancano degli spunti apprezzabili, vedi la sopra accennata "Pizarro" che ha una parte centrale strumentale degna di nota. Giudizio finale: pienamente sufficiente, e qualcosa di più.
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Alberto Nucci
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