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Mmmhh... Come iniziare...? Potrei dire che gli ARCANSIEL sono stali uno dei gruppi guida della rinascita del Prog italiano. Potrei dire che, dopo alcuni anni di silenzio, riemergono in formazione e con idee completamente rinnovate. Potrei anche dire che molti, ascoltando questo disco, potrebbero chiedersi se sia giusto menzionarlo all'interno di una fanzine di rock Progressive. Questa domanda me la sono fatta anch'io, fin dallo scorso anno, da quando ebbi modo di ascoltare il master che il gruppo aveva molto professionalmente registrato, prima ancora di aver trovato un'etichetta. La risposta può rimanere benissimo pendente, dato che il gruppo mantiene la sua musica molto abilmente in sospeso durante tutti i 40 minuti dell'album. Per ciò che riguarda il mio giudizio personale, comunque, la risposta è più vicina al sì; e non finisce qui: per me "Normality of perversion", dopo lunga riflessione, è un buon album. Partiamo dalle novità salienti dei nuovi ARCANSIEL: come abbiamo già avuto modo di anticipare, non c'è più il vecchio cervello del gruppo, ovvero Marco Galletti. L'attuale mente (almeno a giudicare dalle note del booklet) si chiama Paolo Baltaro, titolare delle parti di tastiera, basso e vocali (ma solo in un pezzo). Il nuovo cantante si chiama invece Paolo Carboni ed il suo modo di esprimersi fa intuire che provenga dall'ambiente hard rock; al suo attivo dobbiamo però registrare un bel timbro vocale che viene messo all'attenzione dell'ascoltatore fin dal primo pezzo dal titolo chilometrico "The girl from heaven and the wolf don't care if you are glad to live". L'ignaro che si troverà ad ascoltare questo brano con ancora nelle orecchie la suite di "Stillsearching" rimarrà come minimo scioccato (almeno quanto lo sono rimasto io) da queste atmosfere che oscillano continuamente tra l'AOR, il funky, il Prog, con coretti femminili in abbondanza ed altre situazioni che possono far storcere il naso. Ma cerchiamo di analizzare la musica che ci propongono oggi gli ARCANSIEL con orecchio critico: come dicevo, nelle 5 composizioni (specialmente la lunga "Holy wolf suite") ci troviamo di fronte ad un continuo mutare di situazioni, alcune anche strampalate (in senso buono), il tutto ad assecondare una pazzia creativa che possiamo riscontrare in gruppi come... 12TH NIGHT (vedi "We are sane" e "The collector") o GENTLE GIANT. Non voglio dire che la musica di quest'album assomiglia a quella di queste due bands, ma... meditate gente, meditate.
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