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Il rumore distante del traffico, pochi passi a piedi, ecco il suono delle chiavi che aprono una porta presto chiusa... il tempo di buttare le chiavi in un angolo e di aprire la finestra e ci accorgiamo che casa Quidam non è più la stessa! Dopo il breve preludio di suoni e rumori ambientali ecco un pezzo graffiante con riff pesanti e metallosi che comunque ben presto si stemperano. Dopo questo aspetto un po' inedito per i Quidam, "Hands Off" ci riserva altre sorprese: troviamo infatti un cantante anglofono, Bartek Kossowicz, al posto della graziosa presenza di Emila Derkowska ed una sezione ritmica totalmente rinnovata. Insomma, il gruppo polacco, giunto al suo quarto album in studio, ha subito una profonda metamorfosi: la nuova voce è piacevole, dal timbro simil Hogarth e ben si adatta alle nuove composizioni soft e dal sapore pop con sfumatissimi echi sinfonici. Ecco quindi una sorta di Porcupine Tree (e purtroppo sto parlando degli ultimi) polacchi che sfoggiano suoni raffinati ed ovattati e composizioni molto semplici ed intimistiche. Vengono inseriti piccoli particolari che ingentiliscono ulteriormente le atmosfere, come qualche tratteggio di flauto traverso, senza mai toccare influenze di matrice folk. Altre volte, come nella traccia di apertura e nella title-track e in altre occasioni, vengono, come già accennato, inseriti dei riff di chitarra elettrica abbastanza robusti. Questo album sembra quasi nato in Inghilterra più che in Polonia ma questo non sarebbe il problema maggiore: le tracce scorrono via in maniera più o meno piacevole per le orecchie ma anche piuttosto incognita, senza sopravvivere (a dispetto del titolo) più di tanto nella memoria. E' evidente che questo rappresenta un tentativo di far rimanere in piedi il gruppo che, a ridosso della pubblicazione di "The Time Beneath the Sky", circa 3 anni fa, sembrava destinato a sciogliersi. Inutile dire che questa nuova incarnazione non regge minimamente il confronto col passato né sembra preludere ad un futuro migliore; speriamo di essere smentiti.
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