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HAMSTER THEATRE |
The public execution of Mr. Personality/Quasi day room |
Cuneiform Records |
2006 |
USA |
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Dave Willey e Jon Stubbs, polistrumentisti, avanguardisti, compositori fantasiosi, carismatici frontmen, personalissimi esecutori, sono l’anima del gruppo Hamster Theatre che assieme ad un nutrito gruppo di amici tornano alla ribalta con questo doppio album per metà in studio, per metà registrato live ad un concerto del 2002 a Seattle.
CD 1 The Public Execution of Mr. Personality
13 brani per circa 46 minuti. Durata varia da poco più di un minuto a quasi 7 minuti, una decina di strumentisti, e diverse decine di strumenti suonati. Questo per le statistiche.
Adesso viene il difficile, già perché spiegare quanto questo disco sia bello, ben suonato, intelligente e di alto spessore prog senza sprecare aggettivi ridondanti non sarà facile. Comunque: come per il precedente e già notevolissimo “Carnival Detournement” parliamo di un lavoro inseribile nel filone RIO avanguardistico, che fonda le sue radici nei lavori colti degli anni ’70 (Zappa, Henry Cow, Samla, Art Bears, Fred Frith, ecc.) pesca ispirazioni da certa classica contemporanea francese alla Satie, Varese e non cela passioni per King Crimson e VDGG (anzi forse le cela, visto che non molti le avvertono).
Tutti i brani sono uno sfavillio di grandi idee, spesso raccolte in una melodia frammentaria di pochi secondi, di situazioni cangianti in maniera repentina e gioiosamente inaspettata. C’è un massiccio uso di poliritmie e di tempi dispari, giocati con “elementare” semplicità. Pochissimi i momenti in cui la craniosità delle composizioni porta ad un reale difficile ascolto, che invece corre ricco di interessanti spunti.
Da citare almeno, “Race Against Time” un valzer lento, soffuso da un soffio di vento che accarezza le facciate di anonimi palazzo in una qualsiasi via del centro, “162” dall’incedere ritmico con strappi crimsoniani, free di stampo RIO e qualcosa dei VDGG nella ritmica libera imposta dai fiati. “We Unearth the Lost Book of Mr. Personality, and Its Consequences” uno Zeuhl, moderno e potente. “Reddy 4 Luv” con il suo funky ludico e preciso, riff Tzigano, trasognante e coinvolgente e un’incredibile parte centrale artificialmente creata secondo un effetto da fuori giri. “The Quasi Day Room Ceremonial Quadrille” un pazzesco gioco ritmico zappiano sul tema della quadriglia francese 6/8+2/4. “Oye Comatose” brano spettacolare di fusione di stili con parte centrale canterburiana alla Phil Miller. “Litost” dove troviamo un riff in 4/4 che grazie ad una pausa diviene un 5/4 di esercizio prettamente chitarristico sul quale si muove un crescendo da camera. Il crimsoniano “Le Sacre D'Merde” “The Quasi Day Room Ceremonial Tango” strascinato e funereo. “The Fairytale in riverse”, altro grande brano dal sapore fusion zappiano-gitano-celtico e “la finale “It Was Only a Dream” commovente a cavallo tra le armonie parigine e le ritmiche di un pizzicato hawaiano, il tutto scandito da un orologio fuori tempo e fuori da ogni schema.
CD 2 Quasi Day Room
Live che potrebbe avere vita a se stante, metà brani tratti dal primo album e metà dal secondo, con l’aggiunta di un breve inedito.
L’esecuzione è brillante, dimostra capacità strumentali di grande levatura e l’incisione è ottima. Tra tutti i brani (13 per quasi un’ora di ascolto) spiccano la favolosa e crimsoniana “Vermilion Hue Over Lake Lausanne”, “Bur Di Lie Down So” creata secondo i dettami di un “Fred Frith” sognatore, “Bug 2: The History of the United States of America”, con i sui temi da banda cittadina triturati nel prog più scanzonato. Anche qui, come nel disco in studio troviamo momenti tzigani e circensi, momenti più dark e gotici un po’ alla Art Bears, frizzi e lazzi cameristici e trasposizioni tematiche, previste per un certo climax di tempi e modi, rappresentati secondo l’arte teatrale e avanguardistica del gruppo. Nota per chi fosse interessato, il batterista è straordinario.
Conclusioni:
Disco principalmente dedicato agli amanti del genere, ma per chi volesse scrutare cosa offre oggi la musica colta, è bene che un’apertura su questo balcone delle meraviglie la faccia.
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Roberto Vanali
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