|
Immaginando di dover ricevere una cartolina dalla Svizzera penserei di certo a paesaggi innevati contornati da bianche montagne o al massimo all’immagine di un azzurro lago ma mai a qualcosa di caldo ed esotico! Ma questo album ha una storia particolare alle spalle e figuriamoci se tutto poteva essere così scontato! I nostri tre topi sono tre musicisti che sicuramente già ben conosciamo che si sono conosciuti nel 2008 a Ginevra, in occasione della tournée dei Thinking Plague. A questo punto dovrei svelarvi i loro nomi e, visto che non posso rifiutarmi di farlo, provvedo subito alle presentazioni: il roditore svizzero è Cédric Vuille (ukulele, chitarra, cuatro, Theremin e clarinetto), proveniente dall’Ensemble Rayé, e i due americani sono invece Dave Willey (fisarmonica, basso e chitarre) e Elaine di Falco (voce, tastiere e fisarmonica). Dave è noto soprattutto per la sua militanza negli Hamster Theatre e nei Thinking Plague ma anche per la sua bella e recente opera solista a nome Dave Willey & Friends, mentre Elaine, oltre a far parte dei già citati Thinking Plague è ricordata anche per il suo passato negli Hughscore di Hugh Hopper. Elaine ha inoltre partecipato al lavoro solista di Willey poco fa ricordato e proprio da qui sembra partire il filo emozionale che lega le dodici brevissime tracce di questo nuovo album. L’altro elemento essenziale è dato sicuramente dal contributo poetico della musica dell’Ensemble Rayé ed ecco che avete già delle coordinate abbastanza efficaci per poter inquadrare quest’opera. Soprattutto a quest’ultimo si dimostra debitore “Send me a postcard” tantoché le nuove canzoni potrebbero in buona parte essere confuse con quelle del gruppo svizzero. Molto belle sono le fragranze etniche frizzanti, lo spirito lieve dell’album fatto di brevi sketch che offrono sensazioni positive. Se ci sono delle contaminazioni RIO queste sono sublimate da atmosfere da cartolina.. e non sto parlando ovviamente di cartoline svizzere ma di qualcosa di più colorato e pittoresco di quello che banalmente potremmo immaginare in un primo momento. La fattura, raffinata e complessa ma nel suo complesso leggera per lo spirito, ricorda un po’ l’approccio del disco solista di Dave Willey e direi che il mistero di questo album è tutto qui. La bella voce della Di Falco interviene in pochi ed isolati episodi, per apportare qualche nota di colore a pezzi essenzialmente acustici e con pochi tratteggi elettrici ma dotati di tante piccole particolarità, come il grazioso e variopinto plastico in miniatura di un paesino in un punto imprecisato del mondo. Per il suo essere così pittoresco, o forse per la presenza della fisarmonica, ascoltando questo disco mi viene in mente qualcosa di Lars Hollmer ma senza la sua vena di follia. Ad aggiungere ulteriori particolari intervengono anche Daniel Spahni e Raoul Rossiter, e cioè i percussionisti rispettivamente di Ensemble Rayé e Hamster Theatre, e inoltre il risultato finale è stato mixato e masterizzato da Udi Koomran, uno che come saprete bene ha davvero le mani in pasta per un certo tipo di musica.
|