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CANTINA SOCIALE |
Cum lux |
Electromantic |
2009 |
ITA |
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Iano Nicolò è il cantante dell’attuale formazione degli Arti e Mestieri, ma è anche il lead vocalist dei Cantina Sociale, band astigiana formatasi a fine anni ’90 ed autrice fino ad ora di un solo (ottimo) album, “Balene”, nel 2002. A sette anni di distanza, dopo aver girato il mondo con gli Arti e Mestieri, viene aggiunto un secondo capitolo alla storia di questa sua side-band, secondaria in quanto a fama, senza dubbio, ma non più di tanto se si va ad ascoltare le due prove discografiche fin qui date alle stampe, oltre al DVD live pubblicato nel 2005. Se “Balene” ci aveva piacevolmente sorpreso per la personalità di un nuovo gruppo che si permetteva di partire in maniera così convincente, “Cum lux” rappresenta una conferma, persino più convincente e non meno ambiziosa dell’esordio. La formazione che ci si presenta è praticamente la stessa, vedendo il solo inserimento del batterista Marco Trissini a completare un gruppo di musicisti in cui spicca un’interessante quota rosa di tre donne, fatto abbastanza inusuale ma da salutare con simpatia, e a cui non si è stavolta accodato Beppe Crovella col suo set di tastiere analogiche. L’impatto sonoro tuttavia non ne risente minimamente: la musica dei Cantina Sociale è ben orchestrata ed ha sonorità piacevolmente piene da non risentire minimamente della mancanza di Mellotron e compagnia. Difficile catalogare la musica di questo gruppo, se non inserendola comunque nel calderone del Rock Progressivo Italiano; un rock sicuramente sinfonico, con sfumature mediterranee, brevi incursioni fusion e un miscuglio sonoro arricchito dall’uso di fiati e dalla carismatica voce di Nicolò.
I primi 3 brani dell’album, che ne conta 7 in totale, sembrano quasi legati l’un l’altro, non tanto fisicamente quanto da una certa consequenzialità che ce li fa percepire come una sorta di suite, ricca di mutamenti stilistici ed armonici che ci portano attraverso atmosfere simil-Canterburyane e momenti più ricchi di pathos e in cui il cantato si esalta, senza comunque mai andare sopra le righe, in un dipanarsi camaleontico che trova la sua massima espressione nelle tracce più lunghe del lotto, la splendida “7 piccoli indiani” ed i 20 minuti e passa della title-track (inframmezzate dalla folkeggiante “Kantele”). Quest’ultima, a dire il vero, non convince al cento per cento, ma contiene tuttavia momenti assolutamente notevoli e comunque è un altro esempio di come la musica dei Cantina Sociale cangi e si districhi attraverso un immaginario labirinto che confonde l’ascoltatore e lo tiene avvinghiato a sé, accompagnandolo attraverso lampi di rock graffiante ed altri pacati e plananti, quasi inquietanti. A riprova peraltro di quanto il gruppo sia in qualche modo debitore degli Area (anche se dalla proposta musicale questo non traspare che in minima parte) è qui presente anche una breve citazione de “L’elefante bianco”. L’album si conclude con la breve e trascurabile “Luce”.
Che dire? “Cum lux” è un disco molto bello, un validissimo follow-up di “Balene” e i Cantina Sociale mi sembra che vengano sottovalutati da molti ascoltatori di Prog ma, personalmente, ritengo invece che si tratti di uno dei gruppi più interessanti che il panorama italiano attuale possa annoverare.
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Alberto Nucci
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