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Curioso il percorso discografico degli Arti & Mestieri nel nuovo secolo. Molte sono state le uscite, ma si è trattato principalmente di lavori contenenti chicche e curiosità, live, pubblicazioni d’archivio e singoli e il solo “Murales”, nel 2000, era un vero e proprio album di inediti. Per un bis vero e proprio ci sono voluti ben quindici anni e salutiamo davvero con piacere questo “Universi paralleli”. Ci mettiamo comodi, premiamo il tasto play, ma appena le note di “Alter ego”, traccia d’apertura, si diffondono facciamo un balzo dalla sedia! Per stile, qualità, vibrazioni che trasmette, ci catapulta ai fasti degli esordi, quelli di “Tilt” e del manifesto “Gravità 9.81”. La potenza di fuoco è quella, le acrobazie strumentali simili e per sei minuti e mezzo siamo accompagnati da quel jazz-rock progressivo i cui intrecci mirabolanti sono una gioia per le orecchie. Quando puntano su composizioni strumentali, che sono la maggior parte (oltre l’incipit, le altre sono “Dune”, “Finisterre”, “Johan”, “Borea”, “Linea d’ombra”, “La luce in fondo al tunnel”), gli Arti & Mestieri mantengono esattamente questo stile, con tanta vivacità e chiari riferimenti al loro periodo d’oro. Si segnala, inoltre, la traccia “Comunicazione primordiale”, altro grande momento, pur nella sua brevità, del disco, in cui sono protagoniste assolute la batteria e le percussioni. Quando invece scorrono i brani ben cantati da Iano Nicolò (“Pacha macha”, “L’ultimo imperatore”, “Restare immobile”, “Pandora”) si nota un maggiore intimismo, con andamenti più docili alla ricerca di melodia, senza perdere di vista la natura prog, ma non mancano folate in cui si avverte una spinta ritmica più spedita. In conclusione troviamo una “Special bonus track” intitolata “Nato”, che vede la presenza alle parti vocali di Lino Vairetti degli Osanna. Si tratta di un pop-rock raffinato e ben costruito, che si inserisce alla perfezione nel contesto. Insomma, in “Universi paralleli” troviamo davvero tutto ciò che hanno fatto brillare gli Arti & Mestieri negli anni ‘70, con composizioni articolate, virtuosismi mai fini a sé stessi, tempi composti, ricchezza timbrica, melodie originali, feeling, atmosfere ora morbide, ora cariche di tensione e tanto altro. Parliamo ora dell’organico che si è impegnato in questo album. Confermato il citato Iano Nicolò alla voce e detto dell’ospitata di Vairetti, segnaliamo innanzitutto che dei membri originali ritroviamo per l’occasione i soli Gigi Venegoni, che sembra rientrato in pianta stabile, alle chitarre e alle tastiere e Furio Chirico alla batteria e alle percussioni. Assente, invece, Beppe Crovella; a completare il settetto che ha lavorato a “Universi paralleli” ci sono Piero Mortara alla fisarmonica, al piano e alle tastiere, Lautaro Acosta al violino, Roberto Puggioni al basso e Marco Rogna alle chitarre. Contribuiscono ai fiati altri due ospiti di eccezione: Arturo Vitale e Mel Collins. Spendiamo poi qualche parola per la performance dei fondatori. Il drumming di Chirico trova un perfetto equilibrio; non ci sono quelle esagerazioni di potenza e tecnica che ogni tanto si lascia scappare ed in questo contesto è ancora più piacevole ascoltare il suo strabordante modo di suonare. Venegoni è la solita garanzia e probabilmente il suo tocco è stato determinante nel portare la band su questi sentieri di jazz-rock dai forti connotati mediterranei e a toccare vette qualitative notevoli. Già, perché il disco è bellissimo e il marchio degli Arti & Mestieri non è solo quello stampato in copertina, visto che si avverte forte e riconoscibile per tutta la durata dell’ascolto.
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