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IAN BODDY |
Pearl |
DiN Productions |
2010 |
UK |
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Ian Boddy è diventato negli ultimi tempi una presenza abituale sulle pagine di Arlequins grazie ad una serie di lavori di grande valore artistico in cui vengono combinate in maniera creativa ed intelligente diversi aspetti della musica elettronica, da quella più classica, melodica e vintage nelle sonorità, alle più recenti tendenze contemporanee della laptop generation. In effetti Boddy è un musicista attivo da ormai trent’anni con un’innumerevole serie di opere realizzate nel corso degli anni, il suo primo album risale al 1980, anche se in Italia è rimasto forse poco conosciuto e non ha guadagnato la stessa notorietà di altri musicisti a lui contemporanei come Steve Roach o Robert Rich; come celebrazione di trent’anni di musica Ian Bodd ha pubblicato attraverso la sua DiN questo esaustivo doppio cd, “Pearl”, in cui vengono raccolti alcuni fra i momenti più significativi della sua discografia. Per far fronte all’imponente mole della sua produzione, circa 23 album solisti ed altri 24 in collaborazioni varie , Ian Boddy ha ingegnosamente suddiviso “Pearl” in due parti distinte e speculari, anche dal punto di vista stilistico: il primo cd, denominato “Outer DiN” racchiude quindici brani estratti in buona parte dalla prima fase della sua carriera, quindi a partire dal 1980, “Inner DiN” invece è dedicato esclusivamente alla sua produzione per la DiN, avviata nel 1999. Analizzando in retrospettiva la prima fase della discografia di Ian Boddy è evidente come l’aspetto melodico della musica ricoprisse un ruolo fondamentale nella caratterizzazione dei brani, come tanti altri suoi coetanei Boddy ha infatti preso ispirazione dal synth-pop del periodo come dalla new-age allora in voga ed è possibile quindi ascoltare una serie di pezzi strumentali ad ampio respiro e dal taglio soventemente sinfonico ed elegiaco, talvolta persino romantica, con diversi punti di contatto con l’allora nascente musica techno, house ed EBM, e gli immancabili quanto graditi riferimenti ai Tangerine Dream. E’ innegabile come alcuni momenti “Outer DiN” siano ormai datati e da relegare al passato, comunque il fascino complessivo è piuttosto elevato, fra i diversi brani è possibile godere dell’ascolto di alcuni estratti da rarità come l’esordio inciso su musicassetta “Images” (1980), in perfetto stile Tangerine Dream-Klaus Schulze, le stranezze space-sinfoniche di “The Uncertainty Principle” (1993) e “Space, The Unknown & UFO’s” (1998) , i suggestivi crossover synth-pop fra Kraftwerk e Human League di “The Climb” (1983) fino alle drammatiche visioni futuristiche di “Future Tech” (2007). Nel secondo cd dedicato alla produzione per la DiN, “Inner DiN” la musica di Ian Boddy tende invece a farsi sensibilmente più oscura e meno immediata (con un pò di cinismo si potrebbe definirla meno “radiofonica”), forse più orientata verso l’aspetto più marcatamente sperimentale e astratto della musica elettronica. In questo disco entrano in gioco anche le numerosi collaborazioni di Boddy con altri musicisti, fra i quali Chris Carter, Robert Rich e Markus Reuter. Un taglio prettamente “cinematografico” ed ambient caratterizza buona parte di queste composizioni, l’atmosfera e le suggestioni sono rarefatte e piuttosto lontane dalla sintesi melodica del primo periodo di Boddy: dalle prime due uscite DiN con “Box of Secrets” e “Distant Rituals” (uscite entrambi nel 1999) fino alla collaborazione etno-psichedelica con Robert Rich in “React” (2008) il feeling è contemporaneo senza comunque aver dimenticato le proprie origini... Questa retrospettiva in definitiva oltre a comprendere un’eccellente visione generale della discografia di Ian Boddy ci offre uno sguardo abbastanza completo della mutazione-evoluzione di buona parte dell’elettronica dagli anni ottanta in avanti... “Pearl” rappresenta quindi un altro capitolo imperdibile per gli amanti di tutta la musica elettronica!
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Giovanni Carta
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2005 |
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