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IAN BODDY / ERIK WØLLO Frontiers DiN Productions 2012 UK/NOR

In una label discografica come la DiN, fondata con il presupposto collaborativo di avvicinare diversi musicisti della scena elettronica contemporanea, sembrava in effetti strano che Ian Boddy ed Erik Wøllo non si fossero ancora incontrati... I più attenti ricorderanno sicuramente l’esperienza di Wøllo insieme a Bernhard Wöstheinrich per la realizzazione dell’ottimo “Arcadia Borealis”, uscito per la DiN nel 1999, però fino ad oggi il veterano dell’ambient scandinava non aveva ancora collaborato direttamente con Ian Boddy... “Frontiers” pone fine a questa attesa e ci presenta i due musicisti immersi nelle grandi distese della natura scandinava: registrato in Norvegia sul finire del 2011, “Frontiers” in termini di suggestione si collega al precedente “Arcadia Borealis“, anche se l’aspetto concettuale in “Frontiers”vuole forse essere più contemporaneo ed infine più immediato e diretto del predecessore. Boddy e Wøllo si dividono la strumentazione a loro più congeniale, quindi Ian Boddy è impegnato a tessere le sue trame ambientali ed atmosferiche con i sintetizzatori, mentre Erik Wøllo si concentra in particolare sull’aspetto melodico scaturito dalle sue chitarre. I dieci brani interamente strumentali di “Frontiers” rendono bene l’impressione del luogo e del periodo in cui il disco è stato registrato, i paesaggi glaciali e cristallini dell’estremo nord sembrano davvero materializzarsi all’ascolto delle melodie dilatate ed eteree dei synth; come nelle altre opere di Wøllo e Boddy gli ambienti e le suggestioni di una natura incontaminata vengono rievocati attraverso la musica elettronica in un grande senso di serenità e rigogliosa purezza, sia negli aspetti sonori più mistici (e psichedelici) che nella semplicità di melodie ariose e dal respiro sinfonico. La sintesi tra i due musicisti si evidenzia in uno stile musicale piuttosto omogeneo e compatto in cui si alternano momenti di pura contemplazione sonora ed ascesi mistica, dove si mettono in evidenza le penetranti sonorità in glissando delle tastiere e delle chitarre elettriche (sempre molto discrete ed efficaci), e brani più ritmati e diretti, dove il contesto melodico diventa più accattivante ed essenziale per l’ascolto. Si potrebbe imputare a “Frontiers” solo una sostanziale mancanza di novità, chi frequenta questo genere musicale non verrà certo sorpreso dal suo contenuto, anzi, il tutto potrebbe sembrare anche leggermente prevedibile... quello che forse manca in originalità viene comunque compensato dalla grande intensità dei brani. Quindi in definitiva l’incontro Wøllo-Boddy ha dato buonissimi frutti.



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Giovanni Carta

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