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DISCIPLINE To shatter all accord Strung Out Records 2011 USA

Fra le cose migliori che gli anni Novanta ci hanno lasciato in materia di Progressive Rock troviamo sicuramente il gruppo dell’istrionico Matthew Parmenter. Due soli sono gli album in studio, prima del prematuro scioglimento della band, ma tante sono state le performance dal vivo durante le quali i Discipline proponevano un repertorio allargato che andava ben oltre quanto registrato. Ne abbiamo un piccolo esempio nei vari dischi live pubblicati fino ad ora e anche nel DVD “Live 1995”. A parte qualche sporadica riapparizione che ha visto riunirsi la band in occasioni storiche, come per il NEARfest 2008, è stato fondamentalmente Parmenter a continuare in questi anni l’attività musicale come solista. Perché i Discipline si siano sgretolati, con il più grande rammarico dei fans che aspettavano un seguito allo splendido “Unfolded Like Staircase” del 1997, non lo ho mai capito a fondo e come mai siano rispuntati fuori dopo 14 anni di inattività lo ignoro ancor di più. Questa nuova fatica, che vede riunita la formazione intatta del vecchio album appena citato, è stata registrata di recente in studio ma, guardando i titoli, non possiamo non notare che, a parte “Dead City” e la conclusiva “Rogue”, gli altri tre brani compaiono già nelle passate produzioni live. Non so se anche i due pezzi appena citati appartengano al vecchio repertorio ma essenzialmente “To Shatter All Accord” è fatto di musica rispolverata che concettualmente viene dal passato e direi che questo si sente benissimo, dal momento che lo stile del gruppo sembra essere immutato, a dispetto degli anni trascorsi. Il sound sembra essersi un pochino asciugato ed è privo di eccessivi abbellimenti. La traccia di apertura, “Circuitry”, non lascia vedere un grosso lavoro di riarrangiamento o di rielaborazione rispetto alla versione live del 1995 che conosciamo dal DVD: l’intermezzo notturno di sax è ancora lì e troviamo intatti e brillanti gli intrecci di piano. La teatrale “When the Walls are Down” appare giusto un tantino più tirata ma persino lo spirito live di queste composizioni rimane quasi immutato e la loro spontaneità è palpabile. Di “When She Dreams She Dreams in Color” conoscevamo solo una coda strumentale di sei minuti proveniente dagli extra del solito DVD che non rende però perfettamente l’idea del brano nella sua interezza che, nella versione qui proposta, ha una durata più che doppia: precede il finale Vandergraffiano, con Parmenter al violino, una lunga ballad cantata che ha il ruolo di preparare l’animo dell’ascoltatore al turbinio di emozioni del finale drammatico ed intenso. La centrale “Dead City” è decisamente più semplice nella struttura e si riallaccia forse più strettamente a “Push & Profit” e rappresenta un episodio sicuramente gradevole. Viene lasciato in fondo invece il pezzo più complesso e cioè una lunga suite di 24 minuti, la già menzionata “Rogue”. Stilisticamente il brano è in diretta continuità con i precedenti ma presenta un’alternanza più ricca di scenari e situazioni. Le chitarre di Jon Preston Bouda sorreggono quasi tutti gli arrangiamenti, dividendosi fra arpeggi, parti ritmiche e disegni melodici. Su questi intrecci si muove la voce di Parmenter e si insinuano le tastiere e l’immancabile pianoforte. Troviamo momenti suadenti e delicati, a volte con qualche richiamo ai Beatles, e molto più spesso fasi tetre e Vandergraffiane, con un feeling ora drammatico ora misterioso, condito talvolta da un tocco di psichedelia. Il brano è in progressivo crescendo e rappresenta forse l’elemento di maggiore novità, se di novità possiamo parlare. Sta di fatto che quanto racchiuso in questo disco sembra quasi un prodotto di ritaglio del vecchio materiale più che qualcosa di appena sfornato. Non mi convince molto il lavoro di produzione che sfocia in un sound privo di smussature e piuttosto grezzo, dall’attitudine live e a volte persino un po’ traballante. La voce di Parmenter è sempre molto carismatica, teatrale, espressiva ma forse un po’ in calo rispetto ai begli anni andati. Nonostante tutti i piccoli appunti e qualche punta di insoddisfazione sono sicura che i fan del gruppo rimarranno comunque appagati da un lavoro che ha sì lo sguardo rivolto indietro ma che comunque offre degli spunti interessanti e che dona maggiore completezza alla storia del gruppo. Non so se gli occhi di Parmenter guarderanno prossimamente verso il futuro ma certamente non possiamo pretenderlo e quanto offertoci, accogliamolo di buon grado come un regalo inaspettato.


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Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

DISCIPLINE Push & profit 1993 
DISCIPLINE Unfolded like staircase 1997 
DISCIPLINE Into the dream... 1999 
DISCIPLINE Live 1995 (DVD) 2005 
DISCIPLINE To shatter all accord 2011 
DISCIPLINE Captives of the wine dark sea 2017 
MATTHEW PARMENTER Astray 2004 
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