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GREENWALL |
Zappa zippa zuppa zeppa |
Electromantic |
2014 |
ITA |
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Il titolo sembra uno scioglilingua, di quelli da ripetere il più velocemente possibile senza sbagliare. Mi aspettavo di conseguenza una musica difficile, complice anche la presenza della prima parola, "Zappa", a prospettare composizioni multiformi e intricate parti strumentali. Invece, uno dei punti di forza dell'album è il suo essere allo stesso tempo omogeneo ed eclettico nella successione delle tracce. Se si eccettua "Superpezzi", un divertente brano a cappella, una buona parte del resto scorre via fluida in canzoni dalla struttura molto melodica. "Con precisione eterna e divina" è una bella canzone d'amore il cui testo è in qualche modo paragonabile a "La cura" di Franco Battiato nel dichiarare un amore sconfinato, con la splendida voce di Michela Botti a dominare una base musicale fatta di pochi strumenti accompagnati da una sezione d'archi. Il successivo trittico di "Palla di legno", "Ma le mele no" e "La culla" è rappresentato semplicemente da canzoni con arrangiamenti curiosamente molto anni '90 e un poco definibile miscuglio di cantautorato, rock leggero, new age e qualche passaggio leggermente jazzato. Tutto abbastanza lontano dal progressive, se si eccettua forse la strumentale "La culla", che mantiene la melodia cercando di inserirla in una struttura più complessa ma ancora molto "soft". Curioso il fatto che il primo ed il secondo brano del trittico siano in realtà cover, rispettivamente, di Doracor e Sting, entrambi piuttosto fedeli agli originali, a parte le liriche di "Ma le mele no", il cui tema drammatico di Sting è rimpiazzato da un bizzarro nonsense umoristico. Le cose cambiano con alcuni brani la cui lunghezza si distacca dalla media: "Non c'è mai tempo" si presenta subito in maniera molto più ritmica, con un sound jazz-fusion che si fa strada in modo determinante ma non prepotente, sempre con arrangiamenti che sembrano essersi fermati a un periodo in cui la musica era sempre solare ed allegra. "Prelievo", la cui durata supera gli undici minuti, è prog in maniera più netta. L'inizio è nuovamente melodico ma basta poco perché i tempi dispari, gli stacchi, le chitarre elettriche, gli assoli e le dissonanze irrompano a sconvolgere un brano che diventa cupo e duro per poi recuperare una struttura più tradizionale e sinfonica nell'ultima parte. Una manciata di altri brani brevi ritrova la forma canzone, riprendendo atmosfere ora acustiche, ora elettroniche, ora melodiche (soprattutto "Due finestre, una collina", buon esempio di cantautorato progressivo), mentre la conclusiva "L'avventura del soldatino bianco" mescola con intelligenza riferimenti ai Genesis con qualche passaggio leggermente più fusion. In realtà l'album non finisce qui, dato che è presente un'ultima traccia la cui durata di oltre sedici minuti stona con la definizione di bonus track che gli viene attribuita, se non fosse che si tratta di un rifacimento di un vecchio brano. "Il petalo del fiore" è infatti una suite in tre parti contenente sezioni dall'andamento epico, altre rock, altre spostate verso il jazz rock e la canzone, rappresentando in definitiva una summa efficace della proposta musicale di Andrea Pavoni e dei Greenwall. "Zappa zippa zuppa zeppa" è un album vario e sostanzialmente a due facce, una riflessiva dominata dalla cura per la melodia e dall'emozione e una la cui componente strumentale e progressiva prende il sopravvento. Si avverte chiaramente che le tracce hanno origini temporali differenti, come lo stesso Andrea Pavoni specifica, ma un senso di omogeneità di fondo rimane a fare da legante e contribuisce a rendere godibile l'ascolto. Assolutamente di valore i testi, molto poetici e ispirati, e molto curata la confezione, un cartonato in formato mini LP impreziosito nella cover e nel libretto dalle illustrazioni di Serena Riglietti (autrice delle copertine italiane dei libri di Harry Potter), veramente belle e tante (in pratica una per ogni coppia di pagine). Allegato anche un DVD contenente, tra le altre cose, il video di "Superpezzi" e qualche intervista ai componenti della band e a chi ha contribuito alla realizzazione del disco
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Nicola Sulas
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