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JACULA In cauda semper stat venenum 1969 (Black Widow 2001) ITA

Riemerge dalle nebbie del tempo l'antica magia del nome Jacula, che si materializza con quest'opera risalente al 1969 e che all'epoca pare aver avuto una diffusione limitatissima, tanto che fin qui si era sempre considerato il noto "Tardo pede in magiam versus" (1972) come il vero esordio dell'oscura setta capitanata da Antonio Bartoccetti. Ma oggi la storia dell'italico dark-prog deve essere riscritta, poiché ci troviamo al cospetto di un lavoro dal quale promana prepotente lo stesso arcano magnetismo che caratterizza il citato "Tardo pede". Seduce subito il liturgico organo a canne dell'iniziale "Ritus", sfregiato poi dalla cupa chitarra elettrica di Bartoccetti, il quale declama una macabra litania nella successiva, lunga "Magister dixit", con una base ieratica di organo resa rabbrividente da azzeccati effetti percussivi. Pian piano si accentuano le tinte fosche, come confermato da "Triumphatus sad", track più breve che sembra puntare maggiormente sull'aggressività piuttosto che sull'atmosfera: il riff di chitarra è certo accostabile alla celeberrima "Children of the grave" dei Black Sabbath - ma con due anni di anticipo, se i conti sono giusti! I vocalizzi di Doris Norton in "Initiatio" tratteggiano una suadente nenia che ci riporta alle colonne sonore dei film horror italiani degli anni '60 e '70: di tale pezzo convince l'ipnotica reiterazione di un tema spettrale. Chiude in bellezza la suite "In cauda semper", ideale compendio di quanto ascoltato: lugubri declamazioni si alternano all'organo rituale, e coinvolge un duetto fra Hammond e chitarra.
Va doverosamente avvertito l'ascoltatore che non potrà sfuggirgli la modernità di talune timbriche e di quasi tutti i riverberi: come spiega lo stesso Bartoccetti, si sono resi necessari dei cospicui interventi sui masters originali. Meglio preservare il suono dell'epoca o, al contrario, rendere decoroso ciò che lo scorrere del tempo ha fatalmente danneggiato? L'eterna diatriba rimane aperta, tuttavia qui la sostanza non muta e il disco sicuramente non sfigura rispetto a "Tardo pede", che pure per chi scrive è un caposaldo della musica dark di ogni tempo; per certi versi, anzi, gli è superiore in termini di compattezza e omogeneità.

 

Francesco Fabbri

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