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JINETES NEGROS Tawa sarira Viajero Inmovil 2013 ARG

Se pensate che la vena creativa del prog sinfonico sia sempre più stagnante o, peggio ancora, si stia esaurendo, credo proprio che dovreste ascoltare questo quarto album in studio dei Jinetes Negros. Già il titolo, che collega culture e linguaggi così distanti, ha un fascino tutto suo: “tawa” in quechua significa quattro o quarto mentre “sarira” in sanscrito significa “stadio” o “dimensione”. Eccoci quindi in un quarto stadio o in una quarta dimensione e anche in una quarta incarnazione di questo gruppo che rinnova ancora una volta il suo organico ed il suo spirito creativo. Rispetto al precedente e buon lavoro del 2008, “Omniem”, troviamo un nuovo chitarrista, Eduardo Penney, che affianca il cantante Marcelo Ezcurra in questo ruolo, una nuova sezione ritmica con Ricardo Penney alla batteria e Alex Yamashiro al basso mentre al timone siamo lieti di rivedere il tastierista Octavio Stampalia, artefice della maggior parte della musica. Dal punto di vista musicale possiamo godere di un perfezionamento di quel raffinato hard prog sinfonico e pomposo che già conoscevamo e che ora si arricchisce di tante colorazioni etniche di diversa provenienza.
Ecco quindi che quella quarta dimensione non è solo un miscuglio di vocaboli catturati in un titolo stravagante ma anche un intreccio di stili diversi, mescolati in modo armonioso e coerente e che fanno volare il nostro immaginario da una parte all’altra del globo, tenendo però sempre un piede in Argentina, come indica chiaramente la presenza del bandoneon suonato dall’ospite Marcelo Marcellini. La breve intro e title track, che viene recuperata anche in chiusura come outro, è fedele all’intento del gruppo, presentandosi come una specie di canto meditativo dal sapore orientale che fa da porta di ingresso verso quella nuova dimensione in cui ci ritroveremo presto immersi. I connotati dell’opera appaiono subito chiari: le tastiere sono magnifiche e sontuose, chiaramente di stampo Emersoniano, come in “Juez de los malos”, o altre volte più genesisiane, come nella potente e rocciosa “Amada Immortal”, ma sempre eleganti, precise nei loro interventi che sembrano degli slanci atletici in cui la potenza viene liberata in modo misurato ed efficace.
Vengono preferite le colorazioni vintage, con pomposi svolazzi di Moog, ma anche il pianoforte, quando utilizzato, ha un sapore quasi regale, come nella bellissima e poetica “Canción del océano”, fra i picchi sublimi del disco. Il cantato è sempre impostato, teatrale ed enfatico, cosa che forse potrà non piacere a tutti ma che calza a pennello nell’ambito di questa proposta musicale che sicuramente non vuole ostentare falsa modestia. La bellezza della voce di Marcelo Ezcurra emerge in modo eclatante nei momenti più cantautoriali, come nella sognate ballad “Suene tu milagro”. Le chitarre sono come al solito potenti e ben presenti anche se, diciamolo, nonostante a volte siano sufficientemente rabbiose, non si raggiunge mai, come qualcuno ha affermato altrove, l’asticella del metal. A condimento di questa ricetta già abbastanza grassa troviamo poi numerose orchestrazioni con archi e intrecci dal sapore classicheggiante. Fra i brani più eclettici mi piace citare “Shawarma”, in cui il tepore del tango si mescola a suggestioni da mille e una notte, oppure “Las cuatro verdades” in cui melodia, sinfonicità e fragranze latine vengono condite da cori di ispirazione quasi magmatica ai quali contribuisce l’ospite Daniela Quintero.
In questo canzoniere così vario vengono inseriti anche “Purgatorio”, tratto dall’omonimo progetto Colossus ispirato al poema Dantesco, e “A los ojos bellos”, la versione in spagnolo del pezzo che il gruppo aveva invece preparato per “Paradiso”. Nel suo insieme l’album è decisamente vario e gradevole, dai toni fin troppo epici a volte, altre volte ruvido e molto più spesso sfavillante con le sue colorazioni accese che attirano certamente l’attenzione dell’ascoltatore. In chiusura aggiungete una registrazione di buona qualità e una copertina evocativa con la solita confezione cartonata che è caratteristica delle produzioni della Viajero Inmovil ed eccovi servito un album che sicuramente si discosta dalle solite cose e che fa la sua bella figura.


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Jessica Attene

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