Direzioni più robuste per i Nemo: se il precedente album "Présages" era un prodotto che univa tradizione transalpina degli anni '70 (leggi: Ange) e new-prog, con qualche tratto di aggressività, il nuovo lavoro, intitolato "Préludes à la ruine", si presenta maggiormente orientato verso un sound più energico. E le prime tracce sono lì a dimostrarlo: "Les temps modernes", "1914" e "O.G.R.E." evidenziano già una sorta di inasprimento dei suoni, attraverso chitarre dal timbro quasi metal e ritmi più pressanti, se non addirittura indemoniati. Il tutto avviene comunque con grande raffinatezza; merito di arrangiamenti ricercati e della bravura strumentale dei musicisti (splendidi gli innesti di un emozionante violino che impreziosisce ulteriormente le composizioni). Inoltre, non si fanno attendere spunti dove le caratteristiche preponderanti sono rappresentate da melodia e teatralità. Dopo circa venti minuti contraddistinti da questa sorta di prog-metal tecnico eppure elegante, con la breve title-track possiamo ascoltare un delicato tassello acustico, in cui piano, chitarra, violino e ritmi crescenti regalano meraviglie. "Les yeux fermés" riporta i Nemo ad una maggiore ricerca: inizio prepotente, prosieguo molto vario, visti i cambiamenti ritmici ed espressivi e i complessi intrecci tra chitarra elettrica e tastiere, mentre "Eve et le gènie du mal" è un toccante episodio melodico. Ci sono poi due pezzi un po' più vicini al new-prog (pur senza perdere in vigore), prima del finale di "Le monde à l'envers", tredici minuti e mezzo molto belli, nei quali i musicisti riescono nuovamente a mettere in mostra il loro talento, senza risultare mai privi della capacità di coinvolgimento emotivo. Il leader Jean-Pierre Louvelon può essere soddisfatto della sua nuova opera: l'ispirazione c'è, i suoi compagni di avventura lo seguono mostrandosi in perfetta sintonia, la fantasia mostrata nei sessantadue minuti del cd denota una certa personalità ed un applauso finale ci sta tutto.