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PANZERPAPPA |
Koralrevens klagesang |
Hangar B/ Musikkoperatørene |
2006 |
NOR |
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I simpatici norvegesi giungono con questo CD alla loro quinta release in studio che ho acquistato senza un attimo di esitazione subito dopo averla scorta sugli scaffali di un negozio (sì c'è ancora chi mette negli scaffali certi dischi… anche se bisogna andare in Svezia per vedere realizzati certi sogni!). Insomma questa graziosa edizione cartonata era in bella evidenza e non me la sono lasciata sfuggire, memore della bella esperienza di ascolto che avevo provato col precedente CD e devo dire che ne sono rimasta anche soddisfatta perché si tratta di un gran bell'album. E' stato bello riscoprire la musica di questo gruppo in una forma che è divenuta più elegante e matura, meglio rifinita, dai suoni più rotondi, sicuramente meno spigolosa e con meno imprevisti che in passato ma non per questo meno godibile. Ci spostiamo dall'avant rock capriccioso del precedente album ad una forma di Canterbury dai lineamenti nordici e dagli umori Crimsoniani; ad arricchire il sound generato dai quattro multistrumentisti, sono stati chiamati diversi ospiti che suonano il flauto, il corno francese, il vibrafono, il trombone e la tromba. Le ambientazioni sono prevalentemente notturne, dominate dalla malinconia, come nella crepuscolare e struggente "Apraxia", guidata dal sax alto, da morbidi arpeggi di chitarra ed infine dal doloroso ululare del vento sullo sfondo (riprodotto con una sega musicale!!!), una traccia elegiaca. Ma questo non è un album di canzoni lente e crepuscolari, abbiamo tracce movimentate, anche se sempre composte nei loro slanci di fantasia e "Snill sang på bånd" ci stupisce addirittura per i suoi guizzi festosi e allegri, con una ruspante fisarmonica in apertura; il tutto si trasforma comunque all'improvviso in una morbida session da jazz club. "Etyde", scandita all'inizio da un buffo ticchettio, si mette in evidenza per le sue linee chitarristiche in stile Crimsoniano anni Ottanta e per le belle ed inquietanti parti di flauto, piano e sax che fanno capolino nell'arco di una composizione incantevole e varia. Ma la chicca dell'album è sicuramente "Vintervake" cantata (ed è l'unica traccia cantata) da Richard Sinclair, come se il grande Canterburyano desse il proprio riconoscimento personale alla band norvegese. Il risultato è sorprendente: la voce di Sinclair sembra muoversi nel suo contesto naturale e la musica dei Panzerpappa sembra essere fatta apposta per lui. Questa traccia da sola varrebbe l'acquisto del CD anche se il CD ovviamente non è fatto solo da questa traccia ed è pieno di musica coinvolgente ed interessante. Ancora una menzione d'onore va a "Frenetisk Frenologi", il brano più lungo dell'opera, con i suoi quattordici minuti. Si tratta di un pezzo abbastanza tirato, anche se ombroso, come la maggior parte della musica contenuta in questo album, con un bel sottofondo di Mellotron (vero o finto che sia) e un piano ipnotico e martellante, il sax sempre bene in evidenza che duella con una bella chitarra fusion.
Insomma, questo nuovo CD è diverso dal precedente, come già accennato, senza dubbio alcuno; lo stile della band è sempre riconoscibile ma in questo caso abbiamo un'opera più raffinata, più riccamente arrangiata, senza colpi di testa ma non per questo meno interessante. Il gruppo è evidentemente cresciuto e dispone anche di mezzi migliori e d'altra parte, pur nei loro panni avanguardistici, i Panzerpappa non perdono il loro volto umano, arrangiando musica sempre perfettamente godibile, seppur complessa, dai tratti sinfonici, mai ostica e di ispirazione Canterburyana.
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Jessica Attene
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