|
A due anni dallo splendido (almeno per chi scrive…) “Melapesante”, rieccoci a parlare dei Syndone e del loro nuovo concept “La bella è la bestia” che rivisita con diverse chiavi di lettura la celeberrima fiaba di Beaumont (chi di voi, poi, non ha visto al cinema il film d’animazione della Disney…?). Tornati nella più familiare formazione a tre (Nik Comoglio -tastiere varie-, Francesco Pinetti -vibrafono,marimba,timpani…- e Riccardo Ruggeri -voci…. Sì, proprio “voci”) ma con numerosi ospiti tra cui segnaliamo l’ex Federico Marchesano al basso e lo “special guest” Ray Thomas (Moody Blues) al flauto. Lasciando alle poche, ma esaustive, righe presenti nel booklet il compito di introdurci alla rilettura della fiaba da parte della band, veniamo subito all’aspetto musicale. Dodici brani compongono l’opera ideata dal vocalist Riccardo Ruggeri che con le sue grandi doti di versatilità canora si impossessa di tutte le voci dei personaggi presenti: il narratore, la Bestia, la Rosa, Bella ed il padre di quest’ultima. Perfetto risulta il binomio con le numerose tastiere vintage (Hammond, Minimoog, Fender Rhodes, organo a canne…) e non, di Comoglio, gran cerimoniere del progetto. L’incipit di “Introitus” è un florilegio sinfonico di stampo emersoniano (con qualche venatura fusion) prima che la voce di Ruggeri si manifesti in una delle sue mille sfaccettature (qui nella parte della Rosa). Segmenti jazzati caratterizzano “Il fiele e il limite”, con un Ruggeri stavolta suadente nell’interpretazione di Bella. Stupisce la grande qualità vocale del giovane artista per la facilità di modulare il proprio tono alle esigenze narrative della “fiaba” come, ad esempio, quando si cimenta nella parte della “Bestia” con la sua voce “cavernosa”. La presenza degli archi (violoncelli in particolare) rendono ancora più seducente la proposta musicale che beneficia inoltre (ce ne fosse bisogno) di una registrazione ottimale realizzata nei mitici Abbey Road Studios. “Complice e carnefice” è forse l’episodio più tipicamente progressive con una ritmica sostenuta e lo Hammond in piena evidenza. Di tutt’altro registro la delicata “Tu non sei qui”, con le sottili note di flauto di Ray Thomas e Ruggeri sempre valido interprete. Ottima anche “Orribile mia forma” (e la facilità di alternare alla voce di Bella quella della bestia) con un altro delizioso intervento del flauto e tastiere onnipresenti. Aggressiva, ma anche con inserti jazzati, “Mercanti di gioia”, mentre si segnala per un bellissimo “solo” di Comoglio , “Bestia” (notevole anche l’apporto abbastanza atipico dei 4 violoncelli). “Ora respira” evidenzia l’anima più delicata e riflessiva della band ed il background “colto” di Comoglio sempre comunque ben funzionale all’opera (e con assolo finale di batteria di Pino Li Trenta). L’episodio strumentale “La ruota della fortuna”, che mostra ancora una volta la qualità elevata dell’ensemble (classica contemporanea?), ci conduce per mano al brano finale “Canto della Rosa” (quasi “cameristico”) dove ognuno di noi potrà trovare la propria morale de “La bella è la bestia”). Un album che dimostra ancora una volta lo stato di grazia di Comoglio & C. e che si pone in ottima compagnia fra le migliori uscite del progressive italiano in questo scorcio di 2012.
|