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ALLAN HOLDSWORTH None too soon JMS–Cream Records 1996 (Moonjune 2012) UK

“None to soon” è il secondo dei due album di Allan Holdsworth recentemente ristampati dalla Moojune Records, e rappresenta un episodio a parte nella discografia del chitarrista britannico. Esso è costituito, infatti, da interpretazioni di standard jazz, di due composizioni del pianista Gordon Beck e, ciliegina sulla torta, da una versione molto personale di “Norvegian wood” dei Beatles. La base jazz è, ovviamente, molto più accentuata che negli altri lavori solisti di Holdsworth, così come l’osticità della musica, eccessiva per fortuna solo in pochi passaggi. L’iniziale “Countdown”, scritta da John Coltrane, rappresenta una sfida per gli ascoltatori meno smaliziati, che potrebbero trovare un po’ indigesti gli accordi e le cascate di note dissonanti, fortunatamente addolcite da alcune aperture melodiche riprendenti lo stile più morbido del chitarrista. Queste sono fortunatamente presenti anche in “Nuages”, di Django Reinhardt, in “How deep is the ocean” di Irving Berlin e “Isotope” di Joe Henderson, nelle quali la tradizione jazz e le atmosfere sofisticate di Holdsworth si sposano alla perfezione. Il brano più rilassato, tanto da ricordare climi da fumosi jazz-club, è “Very early” di Bill Evans, mentre i due brani di Gordon Beck, alle tastiere nell’album, trovano un riuscito connubio tra jazz e fusion. Ottima la conclusione di “Inner urge”, di Bill Evans, dove il jazz puro torna a farla da padrone. Menzione particolare merita “Norwegian wood”, nella quale la ben nota linea melodica vocale viene suonata dal chitarrista sopra una base totalmente jazz, elaborata, esplorata e rivoltata senza per questo perdere la sua identità.
“Non too soon” è un ottimo album, suonato magnificamente e ricco di spunti per chi adora lo stile di Allan Holdsworth, ma non lo rappresenta in pieno: chi deve ancora scoprire la sua musica, farebbe bene ad iniziare la sua conoscenza con l’altra ristampa Moonjune, “Hard hat area” oppure con il classico “Metal fatigue”. Se invece vi interessa solamente la musica e non vi preoccupano le classificazioni di genere e la complessità di composizioni e arrangiamenti, potete gustare l’album come il boccale di birra raffigurato nella grafica del digipack, amara ma potenzialmente molto gratificante per il palato.


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Nicola Sulas

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