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Soft Machine, Soft Head, Soft Heap e ora Softworks. Da tempo si sapeva che quattro importanti musicisti transitati nella Macchina Morbida stavano registrando un nuovo album ed ecco che finalmente "Abracadabra" giunge alle nostre orecchie. Una parola magica che sembra trasportarci indietro nel tempo, a quando, dopo l'abbandono di Wyatt, i Soft Machine si indirizzarono in maniera molto netta e decisa verso il jazz-rock. Oggi, Elton Dean, Allan Holdsworth, Hugh Hopper e John Marshall sembrano voler proseguire quel discorso attraverso otto tracce strumentali in cui emerge una coesione invidiabile tra rimandi alle esperienze dei seventies, soluzioni tipicamente jazzistiche (intuibili non pochi riferimenti a Coltrane) ed un pizzico di imprevedibilità. Tra i brani da segnalare figurano senza dubbio la magnifica e raffinata apertura di "Seven formerly" e l'interessante "K licks" (rielaborazione della celebre "Calyx"). Se qualcuno teme eccessi di sperimentazione abbandoni immediatamente tali paure: i Softworks, da questo punto di vista, non osano più di tanto, ma incantano attraverso la classe e la professionalità di musicisti esperti e preparatissimi. Dean e Holdsworth si dividono la scena in parti eguali senza mai esagerare, mentre Hopper e Marshall pungono con precisione ed eleganza. Forse sarà accusato di eccessivo manierismo, ma in fin dei conti "Abracadabra" è un validissimo album che risulta estremamente gradevole e che è caratterizzato da composizioni di notevole qualità. A questo punto, non resta che sperare che il progetto Softworks prosegua, per far sì che questo disco non resti un episodio isolato, ma rappresenti solo il primo passo di un gruppo che abbia un'attività continua. Segnalo infine che il cd, inizialmente disponibile solo per il mercato giapponese ed americano, viene ora distribuito anche in Europa dall'olandese Provogue Records, per cui non dovrebbe essere difficilissimo reperirlo.
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