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SOFT MACHINE Floating world live (1975) Moonjune Records 2006 UK

Se c’è qualcosa che non va troppo bene quando si parla di Soft Machine è l’esuberanza di live postumi usciti negli ultimi 10-15 anni. Alcuni documenti si sono rivelati senza dubbio ricchi di fascino e di attrattive, sia da un punto di vista musicale che storico-documentaristico, ma è innegabile che quando la produzione si spinge verso i ritmi vertiginosi che hanno caratterizzato le pubblicazioni di cd dal vivo della band il rischio di ascoltare ripetizioni, registrazioni di scarsa qualità audio e di raschiare il fondo del barile è veramente alto. Bisogna però dire che finora erano un po’ mancate le testimonianze relative ai Soft Machine del secondo periodo, quello in cui si avvertiva un forte indirizzo jazz-rock di scuola Nucleus e che vede la sua summa in studio nel bellissimo lavoro intitolato “Bundles”. “Floating world live” è un album stupendo contenente una grandissima esibizione della band registrata per la radio tedesca il 29 gennaio 1975. Non è un caso che siano stati citati i Nucleus: in quegli anni i Soft Machine, nei loro innumerevoli cambi di formazione, attingevano spesso all’ensemble capitanato da Ian Carr e la line-up presente in questo cd, oltre al membro storico Mike Ratledge, vede presenti quattro elementi che da quel gruppo provenivano. Si tratta di Karl Jenkins (fiati e tastiere), John Marshall (batteria), Roy Babbington (basso) ed un Allan Holdsworth (chitarra e violino) in grandissimo spolvero con la sua sei corde. Meno d’avanguardia e, come detto, più decisamente orientati verso il jazz-rock, i Soft Machine erano all’epoca una band ancora straordinaria. Gli intrecci che creavano, il talento generale, sia da un punto di vista della composizione che dell’esecuzione, l’abilità improvvisativa, lo spazio e la propensione verso solos efficaci, la notevole creatività, una forte coesione generale, sono evidenti dal vivo come lo sono in studio. Unire il guitar-playing tecnico ed espressivo di Holdsworth (ed è questa la chicca che differenzia il cd oggetto della recensione da “British tour ‘75”, altra uscita recente con registrazioni di quel periodo, ma che non vede la presenza del chitarrista), il genio canterbuyano di Ratledge, la fantasia e la capacità di adattamento di Jenkins e la vivacità ritmica della coppia Babbington-Marshall non poteva che favorire risultati di straordinario livello. Chi conosce bene la storia della Macchina Soffice sa benissimo come un disco del calibro di “Bundles” possa essere considerato opera fresca ed importante nella carriera del gruppo, ma spesso ciò viene dimenticato dai più disattenti. Perciò, un cd come “Floating world live” può solo far bene, far godere del suo ascolto e, magari, far ricredere a chi crede che i Soft Machine siano solo quelli più sperimentali dei primi lavori.

 

Peppe di Spirito

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