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CONQUEROR Stems Ma.Ra.Cash 2014 ITA

E’ una realtà consolidata quella dei Conqueror. Nel 2014 giungono al loro quinto full-length con qualche cambiamento, ma la stessa classe di sempre. In venti anni di carriera si sono fatti apprezzare per un romanticismo raffinato, in album di squisita fattura che hanno anche incantato chi li ha ascoltati. A quattro anni di distanza dalla precedente prova discografica “Madame Zelle” si ripresentano con una formazione un po’ rivoluzionata, visto che ai membri storici Simona Rigano (voce e tastiere) e Natale Russo (batteria e percussioni) si affiancano i nuovi entrati Ture Pagano (chitarre) e Peppe Papa (basso). L’impressione, forte, è che il sound si sia fatto più leggero ed immediato rispetto al passato. Eppure la qualità della musica non ne risente. Non siamo di fronte a quei cambiamenti che spingono su un versante pop-rock poco convincente ed un po’ banale. In “Stems” la classe dei Conqueror è ancora chiaramente avvertibile, le composizioni si spingono spesso verso minutaggi elevati che permettono combinazioni strumentali eleganti e cariche di un feeling incantevole e non snaturano più di tanto, quindi, il loro consolidato orientamento verso il progressive rock di matrice sinfonico-romantica. Si potrebbe dire che per questa occasione i Conqueror hanno puntato su canzoni “allungate”, di ampia durata, dove a parti cantate abbastanza dirette e in cui si fa una grande attenzione alla melodia si contrappongono estesi ed avvolgenti passaggi in cui tastiere e chitarra creano vere e proprie magie. E’ in questi momenti che quel romanticismo di cui parlavamo all’inizio emerge con tutta la sua forza e tutta la sua piacevolezza, raccogliendo l’eredità di nomi storici quali Genesis, Camel, Pink Floyd, Banco del Mutuo Soccorso e Locanda delle Fate. “Gina”, “Di notte” e “Sigurtà” sono forse i vertici dell’album, in cui quanto appena descritto viene fuori al meglio. Si tratta comunque di un’opera abbastanza compatta, che si mantiene su buonissimi livelli in ogni traccia, anche quando il suono si fa lievemente più graffiante, come in “False idee” e nella diretta “C’est la vie”. Il gruppo, nonostante i cambiamenti, si mostra estremamente affiatato. La sezione ritmica è una macchina che cammina alla perfezione, pronta a dettare i tempi, tra accelerazioni e rallentamenti, senza mai causare scossoni. La prova della Rigano alle tastiere è maiuscola, con solos fantasiosi e suoni caldi, mostrando estro e notevole abilità, sempre al servizio delle composizioni e mettendo a frutto al meglio gli insegnamenti di maestri come Tony Banks e Flavio Premoli. In tutto questo si è inserito alla grande Ture Pagano, che fa volare splendidamente la sua chitarra, sia quando è impegnato in momenti solistici che quando cerca il dialogo con le tastiere. A tutto ciò c’è da aggiungere anche la bella registrazione e la pulizia del suono, che in un album di questo tipo crea un bel valore aggiunto che favorisce la gradevolezza d’ascolto. Forse l’unico aspetto criticabile è quello che riguarda la voce di Simona Rigano, che ha un bel timbro, ma canta in maniera un po’ monocorde, dando poco colore ai suoi interventi. Quel che è certo è che i Conqueror regalano un’altra bella prova della loro capacità di mettere a nuovo certo sound derivante dal prog anni ’70 e dal new-prog, con classe e bravura, mantenendosi su standard musicali ancora una volta elevati.



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Peppe Di Spirito

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