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Quando probabilmente nessuno più se l’aspettava, quando i fan avevano capito che si dovevano “accontentare” (le virgolette sono d’obbligo) di pubblicazioni d’archivio e dell’attività di progetti paralleli quali Nostradamus e Tompox, ecco che con mossa a sorpresa, nel 2014, il nome Solaris riappare nuovamente nelle cronache del mondo prog. Per di più l’occasione è stata quella di realizzare un seguito di “Marsbeli Kronikak”, la loro opera più famosa. Parallelamente all’attività di composizione, anche quella dal vivo riprende vigore ed in concerto vengono eseguiti i nuovi brani. Lo spettacolo del 26 ottobre 2014 è stato registrato e a distanza di un anno esce questo bel prodotto contenente un cd ed un DVD. Il supporto video contiene l’intera esibizione e ci permette di assistere ad uno show straordinario. I Solaris di oggi sono una band diversa, nei nomi, rispetto a quella che mosse i primi passi negli anni ’80. Ma, sotto la guida del flautista Attila Kollar, lo spirito è lo stesso. Kollar e compagni (il chitarrista Csaba Bogdan, al tastierista Robert Erdesz e al batterista Laszlo Gomor) sono così accompagnati da vari colleghi, vecchi amici e collaboratori che si alternano sul palco. Il concerto inizia proprio con “Marsbeli kronikak”, che occupava il lato A del capolavoro del 1984. Da quell’inizio un po’ elettrico e spacey si passa ad un insieme sonoro immaginifico in cui si avvicinano rock sinfonico e musica classica. E così è un piacere riassaporare quegli splendidi temi portanti della suite, con il flauto agile sempre in evidenza, i passaggi pianistici di grande effetto ed una chitarra che a tratti sembra un po’ più dura. Questa eccellente composizione non mostra minimamente il peso degli anni, non ha perso un briciolo del fascino che ha sempre esercitato e non esitiamo a dire che la nuova trasposizione live, forse un pelo più energica, potrà far correre più di un brivido di emozione durante l’ascolto. Dopo la suite, è il turno dei brani che occupavano la seconda facciata di “Marsbeli kronikak”, alternati ad altri tratti da “1990”. I musicisti sono concentrati sui loro strumenti e propongono esecuzioni brillanti e rigorose, senza esibizionismi. Scorrono magicamente “M’ars poetica”, “Dobszolo” e “Duo”, poi arriva una pausa per il gruppo, che si allontana dal palco per fare spazio all’elettrizzante performance del mimo Andras M. Kecskes. Sullo sfondo scorrono immagini spaziali da sci-fi cinematografica e l’accompagnamento sonoro è “Beyond”, composizione firmata Istvan Cziglan, chitarrista originale dei Solaris, scomparso nel 1998 e presente come bonus track sul “Live in Los Angeles”. In effetti il concerto è anche una celebrazione della band e dei musicisti che non ci sono più, come spiega Robert Erdesz che fa un po’ il maestro di cerimonie. I ricordi di “Czigli” sono continui; inoltre, quando la band torna sul palco ed esegue “Ellenpont” suona questo brano con la presenza, registrata, dell’altro membro fondatore defunto, il batterista Vilmos Toth. Dopo “Solaris” si passa poi a due sezioni di “Marsbeli Kronikak II”, presentate per la prima volta ed occasione ideale per mostrare la perfetta continuità stilistica, con la solita personalità, della proposta del gruppo. Forse si può notare che sono un po’ meno in mostra le tastiere ed è ancora più protagonista il flauto; inoltre, per dare ulteriore ricchezza timbrica, entrano in scena anche il sax e i cori femminili un po’ in stile Pink Floyd. Si ritorna al primo “Marsbeli Kronikak” con i brani “Apokalipszis”, “Ha felszall a kod”e “Legyozhetetlen”, prima del gran finale affidato a “E-moll concerto”. Viene spiegato che poiché sul vinile non si poteva eccedere un certo minutaggio, su “Marsbeli Kronikak” uscì una versione molto ristretta di questa composizione (di circa trenta secondi), mentre dal vivo l’hanno sempre eseguita in una variante più lunga e completa. Mentre Erdesz dà queste informazioni, Kollar esce dal palco per risalire vestito di tutto punto e, come un direttore d’orchestra, guida splendidamente gli ultimi cinque minuti dello show, prima di presentare ad uno ad uno gli artisti saliti sul palco. Il pubblico, che ha sempre assistito in silenzio durante i brani salvo poi prodigarsi in applausi scroscianti alla fine delle esecuzioni, acclama a gran voce il bis, che arriva puntualmente con “Mickey Mouse”. Concerto celebrativo, di presentazione del nuovo materiale, di ricordo di vecchi compagni di avventura, vedetelo come volete, quel che è certo è che siamo di fronte all’ennesima dimostrazione della straordinaria grandezza della band ungherese.
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